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La stesura di questa breve nota circa il paese di Soldano nell'epoca in cui è stata dipinta l'opera, che oggi viene presentata al pubblico dopo il restauro, ci dà l'occasione per richiamare ancora una volta l'attenzione di amministratori pubblici e parroci sull'importanza rivestita da archivi comunali e parrocchiali per la ricostruzione della storia delle comunità. Purtroppo in molti casi questi archivi non sono stati debitamente considerati cosicché gli eventi bellici dell'ultimo secolo unitamente all'incuria da parte di chi avrebbe dovuto conservarli hanno portato ad un rapido deterioramento o alla dispersione dei medesimi. Per questo lembo di Liguria, la perdita è tanto più grave in quanto anche gli archivi della comunità di Ventimiglia (nella quale era compreso il paese di Soldano) e gli archivi notarili anteriori al secolo XVI sono quasi totalmente scomparsi. Per questi motivi non abbiamo documentazione che ci aiuti a capire quando il paese sia sorto e come si sia sviluppato fino al secolo XVI nonostante al riguardo siano state avanzate diverse ipotesi, alcune delle quali molto fantasiose. Il documento più antico che attesta l'esistenza del paese è un atto notarile, rogato il primo ottobre 1257, da Giovanni Amandolesio (salvatosi solo perché il notaio, dopo alcuni anni di permanenza a Ventimiglia, ritorna nella natia Rapallo portando con sé i cartolari oggi conservati presso l'Archivio di Stato di Genova) relativo alla vendita di una terra positam ad castrum Soldanum loco ubi dicitur in Frenguel da parte di Bruno de castro Soldano a Gandolfo Massoto. Dopo tale data non abbiamo più notizie fino alla seconda metà del '400 quando ricomincia la documentazione, conservata presso gli archivi ventimigliesi e genovesi, dalla quale si desume che il paese pur essendo molto piccolo sta lentamente crescendo. A documentare questa crescita contribuisce il numero di atti, sempre maggiore nel volgere degli anni, da cui emerge che l'attività principale del luogo è l'agricoltura ed in particolar modo la coltura di fichi e viti seguita da quella di mandorle e nocciole, mentre l'olivo, che nei secoli XVII-XIX diventerà una delle colture principali della zona, tra la fine del secolo XV e l'inizio del secolo XVI è ancora poco diffuso. Dai documenti vediamo che sul finire del XV secolo a Soldano vi è già una fiorente attività tessile infatti, nei primi anni del '500, troviamo citato in numerosi atti Bartolomeo Amalberti textor tellarum di Soldano ed il 3 agosto 1496 Battista Amalberti q. Guglielmo textor telle di Soldano, abitante a Bordighera, si impegna a tenere presso di sé Ampelio Pallanca di Bordighera per insegnargli l'arte di tessere e gli promette che, quando avrà imparato, gli darà un telaio affinché possa iniziare un'attività in proprio. Ampelio, oltre a garantire di servirlo per tutto il tempo dell'apprendistato, gli da un terreno in località la faxia de lo morin. Il primo dato certo sulla consistenza della popolazione si trova in un documento del 1514, relativo alla cessione di Ventimiglia e delle sue ville da parte della Repubblica di Genova al Banco di S. Giorgio; in tale occasione per Soldano giurano fedeltà ai Protettori del Banco 63 uomini, che dovrebbero rappresentare tutti i maschi adulti del paese; in base a ciò possiamo supporre che la popolazione si aggiri sulle 150-200 persone. Il primo vero censimento di tutta la popolazione viene fatto nel 1561; nell'elenco, compilato da Giacomo Soldano, compaiono 159 persone, delle quali 43 sono uomini che hanno più di vent'anni, 36 bambini o uomini al di sotto dei vent'anni ed 80 sono donne e bambine. Il censimento successivo risale ai primi di settembre del 1607; da tale documento si vede come Soldano sia composto da 43 fuochi per un totale di 181 persone così suddivise: 56 uomini, 48 donne, 38 bambini e 39 bambine. Alla fine del '400 a Soldano vi sono almeno due chiese: la parrocchiale di S. Giovanni Battista (dove era collocato in origine il nostro polittico), posta presso la riva del torrente Verbone e trasformata in abitazione, con l'aggiunta di due piani, nella seconda metà dell'Ottocento, dopo la costruzione dell'attuale parrocchiale, e la chiesa di S. Giovanni Evangelista (oratorio), posta fuori dalle mura del paese, di dimensioni più piccole rispetto a quelle attuali ed ampliata, forse, nel secolo XVIII. Di probabile origine quattrocentesca è anche la chiesetta di S. Mauro anche se di quest'ultima non abbiamo riscontro sui documenti dei secoli XV-XVI. Il documento più antico che cita, anche se in modo indiretto, una chiesa di S. Giovanni (purtroppo non precisa se si tratti di S. Giovanni Battista o Evangelista) è un atto del 18 marzo 1497 con il quale i fratelli Antonio, Luca e Stefano Amalberti di Soldano vendono un terreno in località la gomba sive Sancto Iohanne che confina in pede con una terra ecclesie Sancti Iohannis de Soldano. Nel suo testamento del 21 gennaio 1513 Giovanni Soldano q. Domenico di Soldano chiede di essere sepolto in ecclesia Sancti Iohannis dicte ville, senza precisare se si tratti di S. Giovanni Battista o Evangelista, anche se il lascito di un fiorino de quo voluit ematur maiestas in qua sit depicta imago Sancti Iohannis Evangeliste ci fa pensare che si tratti di quest'ultima chiesa, generalmente usata per le sepolture. Entrambe le chiese sono citate nel testamento di Domenico Soldano q. Francesco di Soldano del 16 marzo 1514. Nelle ultime volontà di Domenico si legge che lo stesso chiede di essere sepolto in cimitteriis ecclesie Sancti Iohannis Evangeliste cui lascia 5 soldi per la remissione dei peccati ed un testone da 11 grossi causa et occaxione depingi faccere imaginem predicti Sancti Iohannis Evangeliste, altri 5 soldi sono lasciati all'operi ecclesie Sancti Iohannis Baptiste. Per capire come può essere maturata la commessa del quadro per la parrocchiale dobbiamo considerare la mentalità della gente dell'epoca che vedeva nelle chiese un punto di orgoglio della comunità o delle famiglie nobili e quindi, sia i ricchi con opere importanti, sia i poveri con piccoli lasciti testamentari, facevano a gara per adornare le loro chiese. Tra la fine del XV secolo e l'inizio del XVI nella zona intemelia assistiamo ad un significativo incremento sia nella costruzione di edifici religiosi, sia nella commissione di opere ad essi destinate. Fra i lavori più importanti ricordiamo: la costruzione della chiesa e del convento di S. Maria della Consolazione di Ventimiglia (ora S. Agostino) nel 1487 e l'ampliamento della chiesa di S. Nicola di Borghetto negli ultimi anni del '400; la costruzione del convento dell'Annunziata di Ventimiglia (1503-1507) e della chiesa di S. Marco a Camporosso nel 1505-1518. Per quanto attiene alle commesse di dipinti, che più ci interessano in questo momento, registriamo diverse ordinazioni ai fratelli Bartolomeo e Giacomo de Rogeriis di Venasca (presso Saluzzo), all'epoca dimoranti a Pieve di Teco, negli anni 1506-1508, ed al pittore Battista Margoto di San Remo negli anni 1512-1530. Dalla lettura degli atti si vede come i committenti portino ad esempio un'opera da eguagliare e possibilmente superare: nel 1506 i fratelli Battista e Roberto Aprosio chiedono ai fratelli de Rogeriis di dipingere un quadro sub vocabulo et titulo Anuntiationis Beate Marie virginis portando a paragone dipinti esistenti nella chiesa della Consolazione (que magestas seu retaurum sit de tali sufficientia, bonitatis et pulclitudinis qualiter sunt alie magestates seu rectauri qui sunt in conventu Beate Marie de Consolatione et potius ultra quam minus); lo stesso anno Secondino de Giudici ordina loro retaurum unum sive maiestatem unam cum figura Sancti Bartholomei ... per la cappella di S. Bartolomeo della cattedrale di Ventimiglia dando come riferimento i dipinti di S. Raffaele e S. Caterina (de forma et mensura maiestatis Sancti Raphaelis et de altitudine maiestatis Sancte Catharine); l'anno seguente sempre Secondino de Giudici commissiona ai de Rogeriis una tavola per ornare l'altare della cappella di S. Secondino nella cattedrale di Ventimiglia che dovrà essere colorata e dorata come quella già fatta per illis de parentela Aproxiorum de Vintimilio ed infine, nel 1508, ancora Secondino de Giudici ordina a Bartolomeo de Rogeriis un quadro rappresentante la cena domini per l'altare della cappella Corporis Christi nella cattedrale di Ventimiglia precisando che lo stesso dovrà essere magnitudinis, latitudinis et deaurationis prout est illa que dictus pictor eidem domino Secundino confecit ad alteram cappellani fundatam in dicta ecclesia sub vocabulo Sancti Secundini. Come si vede c'è una continua competizione nel decorare le chiese con opere sempre più belle e comunque mai inferiori a quelle già esistenti. In quest'ottica si colloca la richiesta degli abitanti di San Biagio che, nel 1518, chiedono ad Andrea della Cella di dipingere un quadro per la parrocchiale (costruita da pochi anni) precisando che dovrà essere come quello di Soldano. Se quest'ultimo documento ci rivela con certezza che il dipinto di Soldano è anteriore a tale anno, i testamenti degli anni 1513-1514, contenenti lasciti finalizzati alla realizzazione di un quadro per la chiesa di S. Giovanni Evangelista, fanno ipotizzare che la popolazione ed in particolare i confratelli dell'oratorio, dopo aver ornato con la preziosa tavola la chiesa principale, avessero iniziato a far confluire le offerte a favore dell'oratorio affinché non fosse da meno della parrocchiale. |