traduzione di Helen Hyde
A poca distanza da San Biaggio è situato Soldano, dall'aspetto deludente e non interessante, delimitato inferiormente dalla strada pubblica, ma con le solite vie, ripide e tortuose, e curiosi angoli scuri. C'è poco o niente per gli artisti, ma il paese sta crescendo, e ha, relativamente parlando, un'aria di prosperità. Presenta più spazi aperti e più case nuove che al solito; le donne sono molto occupate con la tessitura, per mezzo di telai a mano naturalmente, del semplice ma resistente lino del paese che trova un attivo mercato a Ventimiglia e altrove. Le donne vecchie siedono sul gradino della porta e filano il lino, mentre le ragazze lavano le pezze di lino finite nel ruscello sottostante. Un torrente scorre attraverso il paese, ai suoi lati crescono enormi alberi di fico; questi frutti rappresentano attualmente, come nei tempi passati, uno dei principali prodotti del posto(1). Le viti sono numerose, e un vecchio tralcio crescendo in un angolo poco promettente raggiunge la terrazza alla sommità di una casa alta più di 40 piedi (12,6 m.), prima di diramarsi coprendo la pergola con gradite ombre e succulenti frutti. Le vie sono pulite e ben tenute, anche se non si notano assolutamente lineamenti architettonici interessanti, e volendo cercare qualcosa al di là dei soliti luoghi comuni è possibile tutt'al più scoprire opere di falegnameria come, ad esempio, porte di casa, ecc. Il prof. G. Rossi(2) crede che la città sia stata formata dal comune di Ventimiglia alla metà del XII secolo, con prigionieri presi in guerra a Tortosa e Almeria, ma non porta argomenti comprovanti le sue alquanto fantastiche congetture. Egli aggiunge che il Castrum de Soldano è nominato in un documento dell'anno 1257. Nel Municipio inoltre si conservano alcuni vecchi libri contabili. Essi sono cortesemente mostrati per verifica, e il più vecchio con evidente, scusabile fierezza. Un'attenta verifica mostra comunque, che si tratta solo del registro di una corporazione religiosa che riporta esclusivamente conti di chiesa. Infatti la pergamena della legatura mostra chiare tracce di vecchie lettere nere e iniziali rosse, come se avesse fatto parte di qualche libro dell'uffizio della chiesa. La principale fonte di entrate menzionata era costituita dai soldi offerti dai fedeli - in un'occasione il dono di 2 lire - con, più raramente, il valore di una pecora che è stato il contributo alla chiesa da parte di qualche devoto che non aveva soldi da parte. I montoni dovevano avere scarso valore a quei tempi, per una di queste pecore era registrato il modesto valore di 2 lire e 12 soldi, poco più del costo di una riparazione del confessionale fatta il 4 Giugno 1592, o le etem doe giornate (due giornate di lavoro) per dipingere la residenza del Canonico e la chiesa nel 1597(3). Fra le spese, candele, cera, e incenso occupavano, naturalmente, un posto preminente, accanto alla corda per le campane, e, non meno "une libbra di polvere per il giorno del Corpus Domini"; la quale costava 14 soldi. Il più vecchio registro di conti realmente appartenente alle autorità Municipali risale al XVII secolo, del quale risulta. che in tale epoca i pagamenti e i contributi si effettuavano ancora in natura, specialmente in olio. Nell'anno 1663 è annotato che Giacomo Amalberto ha pagato "20 lire e 4 soldi in altrettanto olio, che è 5 rubi(4) e una libbra e mezzo, depositati nella giara del magazzino", ecc. ecc. C'era anche un forno pubblico che annualmente forniva una rendita variabile. Nel 1690 troviamo la prima citazione di un mattatoio pubblico, il quale era locato per un anno a 10 lire 17 soldi e 4 denari. E può essere interessante osservare che l'affitto si riscuoteva annualmente la domenica delle Palme. Probabilmente la speculazione non pagava, per la nuova entrata mostra l'affitto esser stato di sole 7 lire e 5 soldi, mentre un anno o due più tardi è sceso ancora a 5 lire e 8 soldi. Benché in quei giorni le pubbliche corporazioni non avessero scoperto il riutilizzo dei liquami di fogna, per la concimazione dei campi, ecc., tuttavia i vecchi consiglieri non erano distolti dal ricavare il loro tornaconto anche dalla spazzatura, cosicché nel 1680, il 19 di Luglio, essi cominciano e vendere la Rumenta scopata nella piazza, per 1 lira e 4 soldi; vendita ugualmente ripetuta nei conti degli anni seguenti con graduale incremento dell'introito. Intorno alla metà del XVII secolo le entrate ordinarie della Municipalità o "Università", così era chiamata, sembravano essere sotto le 200 lire, che erano sufficienti per le spese. Questo libro dei conti era regolarmente portato a Ventimiglia, per essere verificato dagli ufficiali. Alla data 1711, si trova una pagina interessante, in bella grafia, col certificato di verifica, e vi è l'ordine relativo anche alla recente designazione dei consiglieri a prendere la somma di 6 lire 16 soldi e 8 denari, fuori dei quali dovevano pagare 2 lire riservate ai consiglieri uscenti per il disturbo di portare il registro a essere esaminato, e 2 lire ai verificatori per la verifica stessa. Questo onorario di 2 lire fu regolarmente pagato per molti anni; e il controllo del Capitano o Comisario (Commissario) era in alcuni casi molto severo. Il salario annuale del Segretario della Municipalità era solo 4 lire, e non ci resta che sperare che le sue mansioni consistessero solo nelle poche registrazioni che questi documenti attestano. Esse sono molto sinteticamente riportate nel seguente articolo: "1663, più pagato a M.ro Gio. per lana pasata del 1662 per aver scritto nel libro e altre cose per luniversita, 4 : 0 : 0". Si avverte un'aria di gioiosa semplicità nell'espressione "per aver scritto nel libro e (fatto) altre cose per l'università" specialmente in quanto riferentesi ai doveri di un intero anno. L'influenza della Chiesa fu più che sufficiente a ottenere il pagamento, dai fondi pubblici, di molte spese connesse alla conservazione e riparazione di edifici ecclesiastici, nella fornitura di olio per le lampade, cera per le candele ecc. Questa ultima annotazione non era per nulla secondaria, giacché ogni anno il Reverendo retor (parroco) riceveva circa 6 rubi di olio, e in una occasione le cerie pascale sono segnate al prezzo di 6 lire e 16 soldi. Le mura di alcuni edifici attuali portano testimonianza di un considerevole amore per le pitture dei Santi ed altre memorie pie, in aggiunta ai reliquari di strada; e mentre l'arte è della più povera, lo spirito che ne ispira la produzione deve essere rispettato. Anche nell'anno di grazia 1648, il clero non era in grado di tenere lontano i propri appartenenti da liti in tribunale, sicché abbiamo un registro di "spese per cause", nel quale figura un certo "Reverendo" per il quale la città doveva pagare, in due rate, la straordinaria somma di 1 lira e 16 soldi. La giustizia o, ad ogni modo la legge, così come il montone, era evidentemente più economica in quei "bei vecchi tempi!" Le solennità del Venerdì Santo e della Santa Pasqua 1652 devono essere state notevoli perché il nuovo sepurco (sepolcro) costava £. 66 : 5 : 0, e fu fatto da maestro Guglielmo e maestro Antonio Mauro, ai quali deve andare tutto il dovuto onore. La devozione dei consegieri (consiglieri) alla loro chiesa causò talvolta dei guai. Nel 1663 spesero una forte quantità di moneta per la residenza del canonico per scoprire poi che l'ufficiale di Ventimiglia rifiutava di approvare la spesa tranne che su certificato dell'Illustre Magistrato della Coità(5) da presentarsi entro otto giorni; altrimenti avrebbero dovuto rimborsare l'ammontare essi stessi con interessi al tasso del 6% fino a quando fosse rimasto insoluto. Il clero fu talvolta causa di guai e ansietà ai propri seguaci allora come oggi, come risulta da una registrazione presumibilmente appartenente all'anno 1801: "Per il lavoro quotidiano e le spese di trasporto per andare a cercare il parroco (prete della parrocchia) £. 5 : 4 : 0". I proventi del Comune furono ricavati da varie fonti, ma nei documenti che ci sono pervenuti non c'è notizia di una tassa fissa di moneta; gli individui sono indicati coi loro molteplici pagamenti. Sembra che ciò sia dipeso largamente dall'interesse della moneta basato sulla garanzia della terra, o, più raramente, come rendita della terra stessa amministrata dal Commune; invece gli introiti per il forno pubblico e la pulizia della piasa (piazza) erano annotati regolarmente. Accanto a essi c'era un provento dalla vendita dell'olio prodotto dai suoli pubblici, le stesse olive, fichi, e vino le cui contribuzioni erano fatte in determinate proporzioni. C'erano appositi ufficiali chiamati mestrali, o supervisori, il cui dovere era vigilare su queste vendite. Nel 1672 o pressoché in quel periodo entriamo in una nuova epoca di sviluppo. Cominciamo a trovare versamenti per lavori pubblici; fatti su ordine del Comandante della Vallata, e gli "ufficiali della guerra". Sono nuovamente riparati i cancelli della città e c'è un carico per un rubo e mezzo di polvere da sparo a 25 lire e 10 soldi con 9 libbre di palle (pallottole) a 2 lire e 12 soldi. Gli armamenti di quei giorni erano davvero insignificanti, ma c'è qualcosa di quasi comico nella solenne entrata di 21 lire 9 soldi e 8 denari per "polvere distribuita come si vede nel libro dei fichi, in cui sono iscritti coloro che ne hanno ricevuto un po'". Il problema educativo conosce una seria svolta anche a Soldano. Nel 1754 un certo Giovanni Bartolomeo, nativo del posto, lasciò alcuni pezzi di terra e una casa con la raccomandazione alle autorità di affittarli con "il vantaggio più grande possibile", e dare il ricavo al parroco di quel tempo con l'obbligo dal canto suo di celebrare 30 messe all'anno per l'anima del testatore e in aggiunta insegnare a leggere e scrivere e un poco di abbaco(6) ai bambini del posto. Nei passati 30 anni la proprietà ha prodotto 606 lire annuali, delle quali 500 sono state regolarmente pagate al prete per la scuola, e 106 per le messe. Nel 1887 sorse una difficoltà perché, in conformità alla legge italiana era necessario un insegnante diplomato e il prete non ne possedeva i requisiti. Adesso che la convenzione è cessata si è sollevata una nuova, disputa. La proprietà è immensamente cresciuta di valore; le autorità vogliono venderla e impiegare il ricavato a scopi didattici a loro discrezione. Il prete reclama l'intero nei termini del testamento; e la questione è ora nelle mani di un dipartimento di Stato che probabilmente impiegherà un tempo indefinito per giungere ad una decisione. (1) Deliziosi piccoli dolci fichi neri, appena colti, si vendono a Bordighera durante i mesi di Agosto e Settembre, al prezzo di un penny ogni venti o trenta. (2) Storia della Città di Ventimiglia, Oneglia, 1886. (3) Vedi le note in Vallecrosia. (4) Misura in uso per olive e olio, in passato = 25 libbre, ma adesso = 8 chilogrammi. (5) Coità = Communità. (6) Abbaco = Aritmetica. |