Le scatole della memoria

Il perché di un nome
Accingendomi a compilare questa nuova sezione ho pensato a lungo al nome da dargli. In un primo momento, avendo un gruppetto di lettere scritte da militari negli anni 1915-1919, avevo deciso di chiamarla Lettere dal fronte, bello ma un po' troppo "inflazionato" e forse anche "riduttivo". Certo le lettere erano belle ma (per ora) poche per giustificare l'apertura di una nuova sezione. Allora ho guardato un po' in giro e mi sono accorto che c'erano altri documenti interesanti come: lettere scritte da e a emigranti, diari di guerra, registri contabili ecc., che potevano arricchire la sezione di contenuti. A questo punto avevo una mezza idea di chiamarla La memoria nel cassetto, intrigante quanto basta da stimolare la curiosità, ma il cassetto non era esattamente il posto dove venivano conservati i vecchi ricordi (fotografie, lettere ecc.). Dove si custodivano allora i ricordi ... la scatola! ma certo nella scatola, di cartone – una scatola da scarpe, di quelle di una volta, bianca patinata – o di legno naturale, con cerniere e chiusura in ottone, oppure ... una bellissima scatola di latta dei biscotti, colorata e a prova di topo. Una scatola come quella dei "Biscotti Plasmon" dove erano riposte le nostre foto e che mia madre prendeva, quando non volevo mangiare, per imboccarmi mentre ero distratto dalle foto. In altre scatole (uguali) erano conservati i documenti importanti (de cunseghensa) ... la nostra memoria. Finalmente avevo trovato un nome per questa sezione: Le scatole della memoria!
 
Nota circa la trascizione dei documenti
I documenti trascritti sono stati "minimanente" corretti nell'ortografia (ad esempio "cugino" invece di qugino", "in me" invece di "imme" ecc.) e nella punteggiatura in modo da renderne la lettura scorrevole e comprensibile.
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Memorie di un parroco
Cronache di guerra
Ricordi di emigranti
Quando andavamo col mulo
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Transunto
di varie memorie appartenenti
alla
Parrocchia di Soldano sotto
il titolo di
San Giovanni Battista raccolte
insieme dal Parroco
Morscio Giuseppe
da Dolceacqua

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Nell'anno milleottocentocinquantatre alli tredici del mese di novembre avendo preso il possesso di questa parrocchia di San Giovanni Battista in Soldano ho trovato lo stato delle cose nella maniera seguente:
Articolo Primo
Dei libri parrocchiali - § 1. Registri di battesimi.
Questi registri in antichità ascendono all'anno 1612 mese di agosto colla firma di don Bernardino Cassino Rettore e sono compresi in tre distinti volumi. Il primo cominciando dall'anno suddetto termina nel mese di decembre dell'anno 1719. Il secondo comincia coll'anno 1720 e termina col mese di settembre dell'anno 1832. Il terzo cominciando dal termine del secondo finisce coll'anno 1837 dopo cui il governo civile principiò a mandare i registri stampati. I due primi dei detti libri sono di forma stretta e lunga, il terzo invece è del formato medesimo di questo.
§ 2. Registri di Matrimoni.
Questi registri cominciano dall'anno 1610 mese di febbraio colla firma di don Bernardino Cassino e durano senza interruzione sino all'epoca che il governo civile si incaricò di mandare i stampati. Questi sono compresi in tre distinti volumi: il primo comincia col 1610 e termina col 1743 mese di agosto. Il secondo comincia col 1844 [sic! ma 1744] e termina col 1832. Il terzo comincia col 1833 e finisce col 1837. I due primi sono di formato stretto e lungo, il terzo del medesimo formato del presente.
§ 3. Registri di Morte.
Questi registri cominciano dall'anno 1610 mese di decembre e sono continuati sino all'epoca degli stampati dal governo civile. Questi erano divisi in molti fascicoli, de' quali perché alcuno non si avesse a smarrire così facilmente ne ho fatto due soli volumi. Il primo comincia col 1610 e termina col 1832 - l'altro comincia col 1833 e termina col 1837. Il primo è di formato stretto e lungo, il secondo è del medesimo formato del presente. È da notarsi che il parroco don Giovanni Soldano praticò di scrivere separatamente quelli che morivano da piccoli, o quelli che morivano da grandi, la qual distinzione fù praticata da lui solo e non da altri né prima né dopo. Notisi inoltre che gli ultimi volumi de' registri suddetti, tanto di battesimo che di matrimoni e che di morte i quali cominciano col 1833, e durano a tutto il 1837 sono legati in un solo per maggior sicurezza e comodità.
§ 4. Registri di Cresima.
Questi registri cominciano coll'anno 1615 mese di maggio e continuano senza interruzione sino al dì d'oggi. Essi sono divisi in due libri: il primo di formato stretto e lungo finisce colla Cresima del 1823, sotto il parroco don Giovanni Battista Molinari; il secondo del medesimo formato del presente contiene le altre susseguite. (È appunto questo).
don Rossi Gio. Pietro parroco
§ 5. Registri degli stati di anime.
Questi registri cominciano dall'anno 1655 e sono continuati senza interruzione sino al tempo presente. Essi sono in tre libri distinti. Il primo per non so quale motivo si trova frammischiato cogli atti di nascita e battesimo; nel primo volume di essi atti verso la fine. Gli altri ossia dal 1667 sino al 1823 sono compresi in un libro di forma quasi quadrata della grandezza equivalente alla metà del presente incirca. Tutti i susseguenti, ossia dal 1832 sino ad oggi sono compresi in un terzo libro, del presente formato.
§ 6. Dei registri per l'adempimento dei legati.
Questi registri sino addesso sono compresi in due piccoli volumi di formato lungo. Il primo di questi è un poco imbrogliato in quanto all'ordine cronologico degli adempimenti giacché porta in fronte quelli del parroco Soldano nel 1774 e vengono in appresso quelli dell'economo Antonio Francesco Guglielmi che fu nel 1769 e che indica d'esser stato il primo a formare questo registro raccogliendo in esso in varii obblighi che scoperse dai libri parrocchiali e dagli manuali delli particolari aggravati verso la chiesa. Anche non poco imbrogliato si trova nelle firme dei parrochi sotto di ciascun legato incrocciandosi sovente quelle di uno con quelle di un altro. Per ovviare in avvenire a qualunque oscurità in materia così dilicata ho fato il secondo dello stesso formato del primo da potersi in seguito legare insieme. In esso ho separati per via di varie pagine bianche tutti i legati fra loro in modo che apponendovi in ogni anno la debita firma di adempimento pono venire a mancare lo spazio a tutti nel medesimo tempo, e così rifarlo di nuovo.
§ 7. Dei libri delle Confraternite.
Fra le confraternite erette nella Chiesa parrocchiale quella del Santissimo Rosario è la più antica. Il libro in cui sono descritti i conti di essa comincia dal 1735, ma la confraternita deve essere di data assai anteriore giacché in detto anno si vede dai conti che era regolarmente amministrata e già era dotata di fondi. Il libro che poi che contiene il cattalogo degli ascritti confratelli e sorelle è ancora di data posteriore ossia nel 1782 in circa scritto dal parroco Soldano. Questa confraternita ha la sua capella in chiesa in cornu Evangelii la quale ab initio era semplice senza ornati e guernita con quadro in tela, poscia si è fatta venire da Genova la statua della Madonna e in tale occasione fu eretto l'altare più innanzi in modo da potervi costruire una nicchia: finalmente nel 1769 fu riffatto l'altare e adornato di stucchi come è presentemente. Dei detti libri riguardanti questa capella il primo è di formato lungo, l'altro è di formato quadrato, e circa un quarto della grandezza di questo. Un'altra confraternita in questa parrocchia è quella di San Giuseppe. È certo ch'essa è stata eretta dall'economo Curti di Vallecrosia nel 1810. Sull'esempio di Vallecrosia e San Biagio ove già esistevano. Scopo di essa si è di ottenere dal glorioso Santo Patriarca una buona morte agli aggonizzanti, a tal fine si sborsano due soldi ogni anno dagli ascritti, la quale somma vale per provvedere le candele nella funzione dell'agonia e per farne celebrare due messe cantate una per i vivi e l'altra per i confratelli defunti. Il libro che ne contiene i cattaloghi degli ascritti è scritto dal parroco Filippo Garaccioni e da me accresciuto, ma di data più antica non ne ho trovato. L'altare di questa confraternita è nella chiesa in cornu Epistolae, ossia quello stesso già dedicato ai Santissimi Prottettori San Gregorio e Sant'Antonio di Padova.
Altra pia associazione esistente in questa parrocchia è quella del Sacro Cuore di Gesù erettavi nel 1844 dal parroco Filippo Garaccioni. Il libro che ne contiene i cattaloghi degli associati è del presente formato. L'altare destinato a questa confraternita è quello stesso dei Santi Protettori suddetti. Un'altra pia associazione parziale è quella delle figlie instituita sotto il titolo della Madonna della Neve, che si festa nel giorno 5 agosto. Essa fu stabilita nel 1823 in occasione di una missione che si fece alla popolazione, e di lei scopo si è il premunire le figlie da ogni assalto contro il bel fiore di lor pudicizia e provvedere al decoro della chiesa per la cura delle quattro uffiziali delle quali le due priore attendono ad imbiancare e tenere in sesto la lingeria, le altre due ossia massare spazzano la chiesa nella vigilia d'ogni festività e domenica. Il libro che ne contiene il catalogo non è interrotto.
Altra pia associazione parziale in questa parrocchia è quella delle donne maritate eretta sotto il titolo della Purificazione di Maria Santissima dal parroco don Filippo Garaccioni, ma non esiste di essa nissun cattalogo essendovi comprese in massa tutte le donne legate in matrimonio. L'ultima pia associazione in questa parrocchia è quella detta di San Luigi. Questa fu stabilita nel 1854 mese di aprile in occasione che don Spinelli di Cipressa e don Verrando di Dolceacqua vennero a fare gli esercizi spirituali alla popolazione. Scopo di essa si è di animare la gioventù del sesso mascolino a mantenersi in buoni costumi coll'esempio e coll'intercessione del glorioso San Luigi, di cui è conveniente che ne celebrino la festa annua nella domenica seguente al giorno 21 giugno, con accostarsi in tal dì ai Santissimo Sacramenti.
§ 8. Dei libri delle Confraternite.
Questi libri sono di due qualità. Prima vi sono quelli che stan in mani del cassiere per scrivervi annualmente l'entrata e l'uscita di tutte le capelle. Della seconda specie sono tutti i bilanci divisi in altrettanti fogli volanti corrispondente ad uno per anno, ai quali è stata apposta la debita firma di Monsignor Vescovo per l'approvazione.
§ 9. Altre carte dell'Archivio.
Oltre tutti i libri fin quì noverati vi sono nell'archivio le seguenti carte: 1°. Istruzione del governo intorno alla maniera di riempire registri parrocchiali, nei diversi casi occorrenti, instruzione intorno allo spedire bambini ritrovati nell'ospedale di Oneglia. 2°. Vi sono le carte dell'amministrazione dell'eredità Viale aquistata da questa Chiesa in Roma con copia autentica del testamento. 3. Vi sono le diverse lettere pastorali dei vescovi diocesani, Monsignor De Albertis e Monsignor Biale. 4. Alcuni decreti spettanti alle concessioni di questa parrocchia. 5. Vi sono alcune carte d'interesse cioè polizze ed instrumento con catalogo dei diversi capitali.
Articolo Secondo
Dei redditi della mensa parrocchiale
§ 1. Redditi fissi.
Fra i redditi fissi della mensa parrocchiale è da annumerarsi la cosìdetta decima. Questa doveva nel suo origine ascendere a lire 500 delle quali una parte era a carico dei capi di famiglia, l'altra parte ossia il supplemento fu ridotto sul debito pubblico del governo. La parte dei capi di famiglia anticamente si pagava con dare al parroco ogni anno un barrile di vino e circa una quarta di grano: poscia fu ridotta a 5 lire di Genova, che sono di Francia ff. 4,20, ed io entrando in parrocchia ho fatto convegno col consiglio comunale che si incaricassero di riscuotermi la decima, ed io invece dei ff. 390 a cui potevano ascendere mi contentai di ff. 270. Un tal convegno però l'ho fatto pel mio puro personale senza pregiudizio dei successori, e sotto tal aspetto fu approvato dal vescovo. La parte del supplemento del debito pubblico ascende alla somma di ff. 188, e si prende in due mandati semestrali.
§ Dei redditi territoriali.
La mensa parrocchiale col solo reddito antecedente era assai povera. Un certo Bartolomeo Soldano uomo facoltoso e senza eredi necessari procurò di provvedere al decoro del parroco con lasciare la sua eredità a vantaggio del parroco pro tempore. Questa eredità è composta dai fondi seguenti.
1. Una terra detta Carcheira olivata e boschile
2. La terra di Collareo olivata e boschile
3. La terrra di Follavin olivata e ortile
4. la fascia di Porzì con 5 alberi di ulivo
5. La fascia Collari con 13 alberi d'ulivo
6. Le due fascie dette Maschi in cui eravi un albero di noce che ne faceva 10 sacchi, fu schiantata da innondazione del torrente.
7. La fascia Sagrao con 4 alberi d'olivo e due stagi e due fienili che forse fra poco sarà alienata per costruirvi la nuova Chiesa. Come avvenne nel 1855 per la somma di lire 800 che fu impiegata a costruire la nuova dal parroco attigua alla Chiesa.
Oltre ai fondi suddetti il parroco possedeva una terra detta Bauso o Legato con obbligo di celebrare tante messe della metà del reddito. Così pure possede due alberi detti nella Revaira, è obbligato a celebrare annue messe cinque. Possede la Canavaira del Molino con obbligo di celebrar tante messe per la metà del reddito. È appigionata a Francesco Anfosso (campanaro). Possede anche due piccole fasce dette alla fontana con cinque alberi d'olivo ed un'altra piccola fascia con un solo albero alquanto staccata dalle suddette. Possedeva anche un giardino nella piazza della chiesa in cui eravi un arancio si bello e grande che talvolta ha dato dieci migliaia di frutti in un anno. Esso seccò e il giardino venne ridotto a piazzale. Ai primi sette articoli che sono tutta l'eredità di Soldano è annesso l'obbligo di 30 messe annue da cantarsi dal parroco secondo la intenzione del benefattore, e l'onere di far la scuola ai ragazzi del paese. Possede pure due boschi uno detto Bausso posto sul poggio di tal nome a ponente del paese, l'altro detto San Martin o Pastamola di poca estensione è posto sotto la strada che guida dalla Carcheira a San Martin prima di giungere alla regione Oria, questi due boschi non sono, da quanto pare, dell'eredità Soldano. Del resto sarebbe cosa degna di mettere una memoria in luogo publico, che ricordasse ai posteri il nome di questo benefattore. Se arrivassi a vedere finita la nuova chiesa in progetto vorrei farla mettere in sacristia, altrimenti i miei successori soddisferanno, lo spero a cotal mio desiderio.
§ Dei redditi incerti.
1°. Fra questi possono anumerarsi quei pochi legati da adempirsi dal parroco, già descritti in libro separato.
2°. Nei matrimonii il parroco percepisce soldi 30 per le pubblicazioni, più soldi 20 se vi applica la messa, e più soldi 10 per ogni fede che avesse a ricavarne in tali circostanze.
3°. Nei morti il parroco percepisce una candela quando li accompagna al sepolcro, e poi dopo quattro messe cantate in suffragio del defunto riceve ff. 4,20.
4. Ai battesimi il padrino e Madrina fanno ordinariamente l'offerta di due soldi ciascuno se possono, oppure meno, di cui il parroco ne da uno o più a quelli a coloro che inservono all'amministrazione del battesimo.
5. Alla benedizione dopo il parto le donne offrono soldi 4 al parroco per le candele. Il parroco don Garaccioni ha aggiunto altri soldi quattro da comprare purificatoi per la sacristia in compenso dell'uso antichissimo di offrirne uno in occasione del battesimo che da molti non si offriva decente come dovrebbesi per l'uso che deve farsene.
6. Alle messe cantate semplici l'elemosina è di soldi 24, alle messe cantate con l'esposizione del Santissimo Sacramento e benedizione soldi 48 oppure 50.
7. Nei tridui di benedizioni percepisce ff. 3, nelle novene ff. 9, eccettuata quella del Santissimo Rosario che fa annualmente eseguire Luc'Angelo Soldano dando solamente ff. 3 e mezzo e si intende che il parroco sempre si fa la provvista delle candele di sua propria cassa.
Articolo 3
Della casa parrocchiale
L'antica casa parrocchiale è composta di quattro stanze ed uno stagio. Essa è posta nella contrada del forno e fondata sul muro occidentale della chiesa al di sopra della cappella del Santissimo Rosario, sino al muro del campanile. Quando i parrochi abitavano in essa comunicava, mediante una scala, colla stessa chiesa. Quando fu disabitata dai parrochi si turò detta comunicazione, e venne pregiudicata del passaggio pel campanile aperto in una delle camere superiore, comunicante cola scala della casa. Tal pregiudizio non vi era prima, atteso che si saliva sul campanile mediante una scalinata, che dal fondo di esso ascendeva sino alle campane, in seguito però avendo il comune fatto acquisto dell'orologio, per poterlo collocare e dare spazio ai pesi dell'orologio, levarono la detta gradinata, ed apersero il suddetto passaggio abusivo. Col tempo se si eseguirà il proggetto della nuova chiesa, si leverà l'orologio, e la canonica resterà nuovamente libera, e come tale potrà vendersi per edificarne una altra sulla sacristia della nuova chiesa. Dopoché l'eredità Soldano fu rimessa ai parrochi essi continuarono ad abitare nella di lui casa posta sul Vallone o Correntina, a mezzodì, fino al 1850 essa era puro composta di due piani con due camere polite per ciascheduno, oltre le camere scure alla sinistra della scala. Come però sotto le finestre vi era un giardino di Luc'Angelo Soldano, in cui volendo fabbricare, il parroco si accordò con esso lui di cedergli le due camere polite del piano inferiore ed ci si obbligò a fabbricargliene due eguali davanti alle altre due superiori colle quali formassero un solo piano, come avvenne. Sicché d'allora in poi la nuova canonica o casa della scuola comprende i fondi, che sono sulla metà della scala, alla sinistra montando, e poi il piano di quattro camere in cima di detta scala, oltre le piccole camere ad uso di cucina, e la casetta o terrazzo.
Dipendente da questa casa è pure lo stagio doppio e fenile doppio nella fascia Sagrao che serve ai parrochi per loro uso quando vogliono tener bestiame o per affittare ad altri in caso diverso. Se però tal sito sarà distrutto per la fabbrica della nuova chiesa l'ammontare da ricavarsene sarà assicurato.
Articolo Quarto
Della chiesa del paese.
§ 1. Chiesa parrocchiale.
La chiesa parrocchiale è posta vicino al torrente a Levante del paese. Essa apparisce chiaramente essere stata edificata in varie riprese a proporzione che la popolazione veniva ad aumentare. Nella sua prima origine aveva l'apertura a levante, poscia prolongatala verso mezzodì lasciarono la porta da questa parte come più comoda e maestosa, in fine fu accresciuta del coro, come appare dalle sue cornici che sono di ordine diverso da quelle altre che sostengono il volto della navata. Questa ha sul battente della porta il seguente millesimo 1594 supponendo che indichi il tempo della prolungazione, come è verosimile, giacché prima essendo piccola cappella non avea forse esso battente piuttosto che nò maestoso, ne verrebbe la primiera fondazione sarebbe anche più antica. Per ben intendere la cosa è però da notare che Soldano, San Biagio, Vallecrosia erano una sola parrocchia e la loro chiesa di funzioni era la chiesa di San Biagio che è nel cimitero del paese di detto nome. Parroco poi era un canonico della cattedrale di Ventimiglia, il quale andava alle feste a fare le funzioni, sicché in quei tempi questa chiesa parrocchiale non era forse che un semplice piccolo oratorio per andarvi a pregare nei giorni feriali o anche festivi per chi non avesse avuto commodo di portarsi alla parrocchia di San Biagio. Il tempo preciso in cui siasi i tre paesi di questa valle eretti in parrocchia indipendente non so dove trovarlo, a meno che non si rinvangassero le carte della curia di Ventimiglia, però non deve essere guari più antico del suddetto millesimo di prolungazione della chiesa, poiché i vecchi attuali si ricordano che la chiesa di Soldano era ancora obbligata a provvedere alcune candele fra l'anno alla chiesa madre in segno di ossequio e dell'antica dipendenza. Titolare della parrocchia è San Giovanni Battista e se ne festeggia la natività il 24 giugno portandone la statua processionalmente in giro per il paese. La chiesa parrocchiale è fornita di sacristia, sebbene poco decente, e del suo campanile con tre buone e mediocri campane. Ha un bello ostensorio solenne ed un bello calice ambedue d'argento. Dei libri corali ha solamente un vesperale mediocre.
§ 2. Della chiesa del cimitero.
Questa chiesa è posta a mezzodì del paese. In essa vi è eretta la confraternita de' disciplinanti, sotto il titolo di San Giovanni Evangelista. Essa pure non ha documenti che provino la sua fondazione, tuttavia deve essere posteriore alla parrocchiale. Dalla costruzione esterna si direbbe che prima avesse la facciata a mezzodì e che fosse adornata di un atrio fatto a portico, il quale poscia fosse uniformato alla chiesa per prolongarla facendovi l'intrata a tramontana. In quanto al cimitero nelle prime epoche dei registri de' morti non se ne fa menzione e solamente dopo un tempo si trova l'espressione seguente: «sepultus est in Coemeterio Sancti Ioannis Evangelistæ» il che farebbe supporre che prima si seppellissero dentro la chiesa, e che vi fossero le tombe come si costumava comunemente, le quali in tempo di pestilenza non essendo forse abbastanza capaci, o prudenziali abbiano cominciato a servirsi del cimitero. Questa chiesa non ha né sacristia né campanile.
§ 3. Della chiesa di Maria Santissima della Neve, e di San Mauro.
Questa chiesa è posta sulla sponda destra del torrente andando a Perinaldo, mezzo quarto d'ora distante dal paese. Essa deve essere la più recente, ma non si sa nemmeno l'epoca di sua fondazione. Anzi del portico stesso che ne adorna l'entrata, benché di nuovo aggiunto, non havvi più nissuna memoria, locché fa supporre una data piuttosto antica come di esso, così maggiormente della chiesa. Fra tutti gli altari di questo paese il più bello è in questa chiesa, sebbene sia stato poco diligentato dallo stuccatore. Questa chiesa non ha né sacristia né campanile. Per farla comparire più bella, sarebbe d'uopo diroccare la facciata che ha in muro e farlene un altra a ferro.
§ 4. Delle chiese in progetto.
Due sono queste chiese in progetto: la prima è quella di San Martino nella regione di questo nome. Un certo Francesco Anfosso detto Collantino è andato a fissarvi la sua dimora, il quale avendo varî figli e tutti avendo ivi piantato abitazione, imitato pure da tre altri capi di famiglia loro vicini di campagna, a quest'ora formano una popolazione di quaranta circa persone. Avvenendo però talora di aver bisogno di Sacramenti sarebbe conveniente costruirvi una piccola cappella in cui il parroco andando all'uopo a celebrare potesse pure amministrare il viatico agli infermi. E già essi stessi l'avrebbero costrutta, ma sorpresi da cattive annate se ne astennero per mancanza assoluta di mezzi. Vi è dunque a sperare che tornando la fertilità del terreno, e crescendo un po' più la popolazione si metteranno all'opra.
L'altra chiesa in progetto, è la parrocchia del paese. Il Giuseppe Viale di questo luogo, esercitante professione di chirurgo in Roma, privo di prole e abbondante di beni, fu quel pio benefattore che ideò questo progetto mosso dalla necessità in cui ne vedeva il paese. Egli è morto di colera nel 1837, lasciò la sua eredità a tal uopo, ossia lascio che si depurasse del passivo, e che l'attivo si occupasse per la nuova chiesa. D'allora in poi si eseguì la deporazione dei debiti e nell'anno scorso 1853 fu messa al pubblico incanto la sua casa in Roma per impiegarne il provvento nella detta fabbrica. A quest'ora l'incanto è finito, ma il procuratore di là ci scrive che il deliberatario prende tempo a stipulare l'atto solenne con trovare dei diffetti da risarcire in detta casa pria d'acquistarla. Ora vedremo fino a quando durerà questa mora. Anque questo benefattore io vorrei ricordare ai posteri in perpetuo apponendovi una lapide in suo nome nella chiesa, quando fosse edificata. Tanto più che apportò pure un gran benefizio a noi altri parroci, lasciando una cappellania da investirne un prete che abiti in paese in aiuto del parroco pro tempore.
Sulla speranza che presto si eseguisca detto progetto se ne farà una memoria nel seguente.
§ 5. Della nuova parrocchia.
I lavori di questa chiesa si cominciarono appena fu in disposizione il fondo della casa venduta in Roma. Vi volle tutta la prudenza per combinare i diversi partiti del paese pel luogo da sciegliersi a detta fabbrica, giacché essendo stato il fondo disponibile di 7000 circa franchi solamente era d'uopo che la popolazione mettesse a gratis e spontaneamente tutte le fatiche, e perciò ottenere era d'uopo che tutti fossero perfettamente d'accordo. Persuasi pertanto tutti quelli che erano in vista o vicini alla chiesa vecchia e che volevano o s'aggiustasse o riedificarla nel luogo istesso, a desistere dalla loro opinione come quelle che avrebbe fatto gettare male il denaro e la fatica in un luogo, per la più parte dell'anno umido e fosco, senza sito di piazza e di potervi edificare canonica o case particolari, ci mettemmo d'accordo sotto la volontà del vescovo e giudizio degli artefici, e edificarla nel luogo ove esiste. Qui pure erano diversi i pareri per la posizione, altri la volevano posta colla faccia verso il paese, altri verso mezzodì, e mi adoprai per farla eseguire nella posizione attuale come quella che lascia luogo ad una piazza che porti fino all'oratorio, e prendi il sole in faccia di buon mattino per rischiararsi. In quanto al disegno il benefattore la chiese rotonda, ed la popolazione avea bisogno di uno spazio disteso, si conciliò il modo di farla quasi rotonda nel centro con tutte quelle aggiunte che ha per commodo della popolazione. I muratori e l'architetto ebbero per farla in rustico i primi 2.700 l'altro 300. I legni del tetto i ferri i copi i mattoni costarono ff. 2000, le altre 2000 furono impiegate nei legni per cuocere le fornaci, e comprare e serrare le tavole per i ponti, nelle corde chiodi ecc.
E la maggior parte nella compra di pane giacché in tutto il corso della fabbrica a chiunque uomo che serviva a travagliare nel suo torno erano date libre due di pane, che allora costavano in tutto soldi 6 perché erano annate di carestia.
I danni costarono 1100, vale a dire 800 la terra del parroco, 300 le tre fascie di tre proprietarii che furono scavate apposta per fabbricarvi il corpo della chiesa. Questa chiesa di dietro potrà esser soggetta ad umidità, ma in tal caso si può farvi due o tre camerete sopra il condotto che vi è dietro che unite ai tetti della sacristia potrebbero servire ad una canonica per i parroci, lasciando l'attuale per l'aiutante, e ad uso di scuola. Questa chiesa fu principiata collo scopo di farla rustica, per poi polirla e funzionarla quando vi fosse stato il commodo e i fondi.
La prima pietra di essa fu benedetta da Monsignor vescovo Lorenzo Battista Biale il giorno di San Giovanni Battista dell'anno 1855 finiti i vespri solenni. Detto Monsignor giunto in Soldano in tempo di messa cantata si determinò di intervenire alla processione che si fa coll'immagine del Santo titolare per le vie del paese, cosa davvero insolita e non mai avvenuta in altro tempo.
Lo stesso Monsignor vescovo venne nuovamente nell'anno 1857 nella seconda domenica di ottobre che era l'undici del mese a benedire la chiesa eretta e dedicarla alle funzioni del sacro culto.
Nell'anno 1858 per cura della Compagnia delle figlie fu eretto l'altare del Santissimo Rosario, e nell'anno 1860 furono eretti gli altri tre rimanenti per elemosine raccolte da tutte le famiglie del paese e ricche e povere. Nello stesso anno furono impegnati alla fabbricazione in rustico delle canoniche, i fondi a ciò designati, cioè quelli ricavati dalla terra per fare la chiesa e quelli delle antichissime canoniche. Furono pur edificati la sacristia, e campanile coi fondi ricavati dalla vendita della vecchia chiesa: tutti questi lavori però furono in rustico solamente perché fatti senza l'aiuto del paese, e a forze solo dei fondi disponibili dalla fabbriceria.
Articolo Quinto
§ 1. Unico.
Anno del possesso Serie dei parroci di questa chiesa Anni di lor cura
1610 Comparisce in quest'anno come parroco don Bernardino Cassini, convien dire che morisse vecchio, dopo la cura d'anni 51
1662 Entrò nella cura don Pietro Antonio Amalberti; probabilmente questi era del paese morì dell'età di 67 anni, di sua cura 4
1667 Don Gerolamo Aprosio oriondo di Vallecrosia, morì all'età d'anni 66, di sua cura 23
1669 Don Giovanni Battista Soldano, costui era probabilmente del paese, morì in età d'anni 42, di sua cura 5
1704 Don Francesco Biancheri, probabilmente era costui oriondo di Borghetto, morì d'età d'anni 84, di sua cura 40
1744 Don Giacomo Molinari, probabilmente era costui oriondo del paese, morì dell'età d'anni 50, di sua cura 11
1755 Don Bernardino Secondo Biamonti, probabilmente oriondo di San Biagio, fu economo per anni 6
1761 Don Giacomo Amalberti oriondo del paese, poscia Arcidiacono della cattedrale, durò in cura 5
1766 Don Antonio Francesco Amalberti probabilmente anch'esso oriondo del paese fu economo per anni 8
1774 Don Giovanni Soldano del paese, rinunziò per vivere vita privata nella città di Ventimiglia durò in cura 25
1799 Don Giuseppe Gazzano oriondo di Colla ex-frate, morì in età d'anni 50 dopo un economato d'anni 1
1800 Don Giovanni Curti di Vallecrosia fu economo per anni 2
1802 Don Giovanni Battista Maccario, morì dell'età d'anni 62, oriondo di San Biagio, fu economo per anni 1
1803 Don Filippo Maccario oriondo del paese, fu economo per anni 1
1804 Don Castellari, un cappuccino della provincia di Albenga comune di Aighego, rinunziò dopo la cura d'anni 9
1813 Don Giovanni Battista Molinari di San Biagio, morì in cura dell'età d'anni 81. Fu economo e poi parroco per anni 33
1846 Don Filippo Garaccione di Apricale, rinunziò dopo una cura d'anni 7
1853
13 novembre
Prese il possesso di questa parrocchia don Morscio Giuseppe da Dolceacqua  
 
Biografia dei più noti tra i parrochi suddetti
 
di don Giacomo Amalberti
Era questi della famiglia Amalberti di Soldano, ma la linea diretta di esso è spenta già da tempo. Essa era famiglia signorile, abitava nella casa posta sopra la fontana del paese, che ora è passata ad una linea collaterale dello stesso casato. Era di parenti pii, e suo padre signor Bernardino lasciò memoria di sua pietà nel dono che fece alla chiesa dell'ostensorio grande d'argento. Don Giacomo poi dopo aver governato questa chiesa per pochi anni fu traslocato ad essere arcidiacono della cattedrale di Ventimiglia. Egli pure fu imitatore della pietà de' suoi avi, e lasciò in dono a questa chiesa il calice d'argento solenne. Esiste tuttora nella famiglia de' suoi nipoti il suo ritratto da cui apparisce esser egli stato persona ben proporzionata dalla natura nei doni corporei come lo fu nello spirito.
 
don Giovanni Soldano
Era questi oriondo della famiglia Soldano del paese prossimo parente del benefattore che lasciò la sua eredità al parroco del luogo. Era da prima alla cura della chiesa di Vallebuona passò al governo di questa chiesa, allorquando ebbe effetto il testamento del pio benefattore. È voce pubblica che nei 25 anni di sua cura abbia accumulate mezzane ricchezze. E ciò per due cause: 1°. perché l'eredità della scuola in quei tempi era in ottimo stato, e da taluni si dice persino che fruttasse talora 500 rubi d'olio. 2°. Perché la decima si doveva pagare in vino e grano, e non pagando le famiglie, dopo due anni vi imprestava qualche poco di moneta da fare in totale la somma di ff. 50, in cui si faceva passare obbligazione in iscritto. In questo modo divenne assai ricco. Per lo ché i suoi emuli e nemici cominciarono a gridargli contro e ricusavano di più pagar la decima allegando in pretesto che potea vivere coi redditi della scuola. Andato poscia nella sala comunale per aggiustare in qualche modo il tumulto con ribassare la decima, vi fu qualcheduno che ardì di insultarlo con mettergli le mani sulla persona, e per tal fatto disgustato gravemente, rinunziò assolutamente alla cura, e si allontanò dal paese andando a passare e finire il resto de' suoi giorni in Ventimiglia. La questione frattanto ebbe fine, attesoché di allora in poi i capi di famiglia cominciarono a fissar la decima a lire cinque di moneta fuori banco che sono L. 4, e cent 20 di moneta di Francia. Questo parroco fece sfondare il suolo della chiesa sul piano del piazzale e la fece lastricare di chiappe di lavagna.
 
Di don Giovanni Curti
Era questi oriondo di Vallecrosia morì parroco di Penna nell'anno 1853 in età assai avanzata. Il motivo per cui lasciò questa cura dopo due anni di economato, mi dicono esser stato un dissidio avuto con qualche individuo del paese, nel modo seguente. L'economo suonò il segno del Rosario Vespertino forse qualche poco di tempo prima del solito, un cotale del paese entrò in chiesa a veder chi suonasse, è veduto ch'era il prete, prese a sbravarlo come fosse stato un birichino. Di che offeso il don Curti ne fece il rapporto alle autorità superiori, le quali fecero fare l'arresto del delinquente mentre usciva dall'oratorio da sentir messa in giorno festivo, e lo tradussero prigione. Questo fatto irritò il paese in massa, e non potendo contendere colle autorità, schiamazzarono sotto le finestre dell'economo, chiedendo che facesse liberare l'uomo per motivo da nulla così ignominiosamente trattato, a cui non essendo più in caso di soddisfare, l'economo si prese paura e si ritirò a casa sua abbandonando la cura.
 
Del padre Castellari
Dopo la soppressione dei conventi in tempo del governo Francese il padre Castellari andò a fare il parroco in Bevera soccorsale di Ventimiglia, poscia fu traslocato qua in Soldano come parrocchia in allora assai migliore nell'emolumento. Da quanto si narra era costui uomo di molta spesa nel suo mantenimento, epperò appena fu in possesso della parrocchia cominciò a chiamare i conti a tre economi precedenti Gazzano, Curti e Maccario di San Biagio (il Maccario successivo del paese non fece che l'economo provvisoriamente, epperò li rese spontaneo) i quali avean amministrato la parrocchia come assoluti. Vinse la lite e ricevette dai suddetti o da' loro eredi il soprapiù dello stipendio che loro era dovuto come semplici economi. Anzi siccome il Gazzano avea cesso alla decima antica riducendola a ff. 5 moneta fuori banco, fu obbligato a dar conto della decima intiera, come se l'avesse ricevuta, al che erano obbligati i capi di famiglia, che non avean pagato, non già l'economo che non avea percepito. Vinte queste liti ne intavolò un'altra al Comune allo stesso oggetto, affini cioè di ristabilire la decima sul piede in cui era al tempo del parroco Soldano prima de' successivi economati, volendo in certo modo vendicarsi col dritto, della prepotenza usata contro il parroco Soldano. In dritto forse avea ragione e l'avrebbe vinta; in fatto però ne venne che dopo un anno o due di questo litigio il paese lo prese in ugia e fu obbligato ad andar via, perché la sua dimora in cura era generalmente abborrita. Partì adunque e non se ne seppe più nulla, dicono andasse nelle missioni straniere. Il suo successore stete economo per una diecina d'anni, e poscia fu impossessato come parroco, considerando il Castellari come decaduto.
 
Di don Giovanni Battista Molinari
Questo parroco era in buona memoria presso di tutti allorquando io entrai in parrocchia. Generalmente si dipingeva come un Giob di pazienza, e forse perché era tale fu caro ai buoni ed ai cattivi dopo la sua morte. Per la sua buona pazienza fu ridotta ad un viver povero nell'età sua avanzata. Alcuni dicono che ciò avveniva perché i suoi nipoti di San Biagio lo pelavano, altri invece dicono che era così perché viveva col solo stipendio del governo e colla decima che gli veniva pagata con provvigioni casalinghe, olio, carne, vino ecc. per cui gli era impossibile stabilirsi un bilancio regolato per tutto l'anno. Le terre a lui fruttavano poco o nulla, e ciò da prima perché essendo economo (epperò col timore di esser rimosso e di render conti come gli antecessori) non curossi di tenerle coltivate. In seguito poi col timore, che venendo in buon essere si ricusassero i parrocchiani di pagare più decima, come sempre si è udito vociferare, nemmeno le coltivò; onde per si lunga incuria furono ridotte ad uno stato infruttuoso e quasi boschile. Quattro o cinque anni pria della sua morte gli fu dato per coadiutore il sacerdote giovane don Filippo Garaccione, che poi in seguito prese la cura. Perciò restò alquanto disgustato, ma era questa una provvidenza assolutamente necessaria attesa la sua età avvanzata, ed anche perché era zoppo di un piede, e veniva sorretto da mano altrui nelle funzioni e processioni. Sicché tra la sua pazienza e la sua affabilità che mostrava verso di tutti fu compianto generalmente dopo la sua morte. Nel tempo che ebbe il coadiutore egli era in riposo perfetto della cura ed avea per suo stipendio annui ff. 400. Per non starsi ozioso in casa tutto il giorno si occupava nell'insegnare a leggere alle figlie del paese, e di qui è che cominciassi a mettere nel sesso femminile un poco d'emulazione per la coltura dello intelletto e dello spirito.
 
Di don Filippo Garaccione
Costui appena ordinato sacerdote o poco tempo dopo fu incaricato dal vescovo di venire in questa parrocchia a fare il coadiutore del sullodato don Molinari. Egli era oriondo di Apricale e appartenente a una famiglia florida per ricchezze, ed anche per impieghi occupati da un suo fratello nella via giudiziaria. Finito il tempo di coadiutore divenne parroco assoluto ed essendovi durato in cura sino al principio del 1852 ha fatto molto bene a questa parrocchia. Primieramente cominciò a rimettere mediocremente i territori del benefizio con renderli fruttiferi onde ricavare da vivere onoratamente e con decoro. Secondariamente cominciò a diffondere l'instruzione del catechismo in tutte le famiglie anche più abiete della parrocchia con far la dottrina alla sera di notte da novembre sino a Pasqua, con il qual mezzo a tutti divenne facile instruirsi sufficientemente nelle cose dell'eterna salute. In terzo luogo promosse il decoro della chiesa di Dio con provvederla di tapezzeria di damasco rosso per adornarla nelle solennità, ed altri apparati per uso degli altari e per la celebrazione della Santa Messa. Eresse il primo pulpito nella chiesa per poter più efficacemente tuonare contro dei vizi, e vi si occupava nei giorni festivi con lunghe ed infuocate predicazioni. Dal che parrebbe in certo modo che dovesse aver avuto più felice riuscita che non molti de' suoi antecessori, come faceva mostra maggiore di pastorali virtù, eppure fu assai compassionevole la sua riuscita, giacché fu obbligato a rinunziare nel fiore di sua età e con sommo dolore per la passione che aveva preso a questa parrocchia. Ma come mai poté ciò avvenire, dirà taluno? Ecco una risposta breve e soddisfacente. Finché fummo sotto il governo assoluto represse i vizi con molta forza, epperò talora qualcheduno de' suoi giovani parrocchiani sentendosi pungere (vi concepì avversione, come è ben cosa commune e naturale a tutti i parrochi) ora venuti i governi costituzionali, in cui la gioventù eretta in milizia nazionale si vide le armi in mano, e l'influenza dei vescovi venne scemata, si cominciò a disturbare il parroco con moti e canti notturni, i quali non essendo più repressi in un governo libero si insinuarono generalmente nell'animo della gioventù; da essa l'antipatia al parroco si diffuse anche fra quelle persone giudiziose che nei tempi di prima avevano avuto con lui qualche piccola questione o per interessi di chiesa o proprii, o cose simili, e la cosa crebbe a tanto che poi il parroco vedendosi derubato di qualche porta delle vecchie canoniche, e di qualche agnello nello staggio ne fece una denunzia criminale, e instituì un processo; fatto questo passo s'accorse che alcuni animi si erano di più inaspriti, e per distornarsi alquanto da questi impicci si assentò, con licenza del vescovo, per alcun mese dalla parrocchia. Essendo fuori si cominciò a far correr voce che non lo volevano più ricevere, a mettere in pubblico i suoi difetti (che tutti ne hanno) epperò sentendo queste relazioni invece di due si assentò per cinque o sei mesi. Nel corso di questi cadero le 40 ore, e il tempo Pasquale, a cui non fece provvedere dal vescovo, e non provvide egli stesso con mira di mortificare il paese, ed eccitare i buoni a richiamarlo, ma tali misure si cambiarono in accuse contro di lui ed in motivi per ostinarsi al suo rifiuto. Tuttavia si provò di andarvi dopo sei mesi di assenza, e vi andò accompagnato dal parroco di San Biagio don Zunin, e dal vicario generale don Olivieri; era la sera del sabbato fra l'ottava del Corpus Domini. Parte della popolazione era in chiesa alla orazione vespertina, parte maggiore era sulla piazza in aspettativa degli inviati suddetti, con intenzione di farvi poco onore. Difatti appena comparvero nel torrente, ed entrarono nella piazza niuno si mosse a salutarli, né alzarsi in piedi né con levarsi di cappello, che anzi taluni si misero a schiamazzare ed urlare, percorsa frattanto la piccola piazza ed entrati in chiesa, vi eseguì il parroco la funzione alla meglio che poté, anche quivi gravemente disgustato, per aver veduto non pochi uscirsene di chiesa dalla funzione, dopoché ebbero veduto entrare per funzionare. Finita la funzione e ritiratisi nella casa canonicale gli urli aumentarono col furor della notte a segno tale, che furono obbligati portarsi in casa del signor Sindaco onde pregarlo a prendere le dovute misure per sedare il tumulto. Egli li accolse freddamente e si contentò di promettere che alle dieci ore (che a quella stazione sono assai vicine quando già siasi a notte fatta) tutto sarebbe calmato, e fece a tal fine subito dopo battere l'ordine. Questo fu eseguito dalla massa della popolazione che si ritirò in calma nella casa propria, ma alcuni della gioventù non l'eseguirono, che anzi ritiratisi nella casa dirimpetto alla porta della canonica ivi si fermarono in pace per qualche ora a mangiare e bere, ma poi giacendo gli altri a riposo, ripigliarono a far peggio che prima con tirare pietre nella finestra della canonica, accompagnate da disprezzi ed insulti; per il che né il vicario, né il parroco poterono andare a riposo, ma passarono in veglia la notte intiera, sino a che spuntata l'alba il vicario si ritirò subito in Ventimiglia, e il parroco dal suo collega in San Biagio. Il fisco procedette contro questo tumulto, e ne mise in prigione tre per due mesi condannandoli ancora alle spese di ff. 300, ma il parroco intanto fu obbligato a deporre il pensiero di ritornarvi assolutamente per un altro nuovo motivo aggiuntosi in queste circostanze dal fisco, dalle cui mani per vendicarsi la popolazione misero in campo tutto ciò ch'erasi udito e veduto fare dal parroco dal primo istante che l'avean conosciuto sino allora; arrivando in tal modo a palliare il loro mal procedere contro di lui, quasiché se lo avesse meritato, e ve li avesse tirati a forza col suo fare antico. In allora il parroco perduta ogni speranza fece citare tutti quelli ch'erangli debitori per decime antiche, fecesi evacuare la canonica della sua mobiglia ed abbandonò la cura nelle mani del vescovo.
Dal fin qui detto è facile comprendere come non vi fossero motivi legittimi per l'espulsione del parroco, epperò questo fatto è da attribuirsi ai tempi di libertà mal intesa, e mal usata dai popoli. In conferma di ciò basterà dire che simile fatto avvenne a moltissimi altri parrochi nello Stato, e ad altri pure della nostra diocesi tra quali vi è quello del Seborca e quello di Bussana; altri poi si videro in procinto eguale; ma per qualche circostanza più favorevole stettero fermi, e poi passata la burrasca rimasero tranquilli. Che maraveglia poi che si vedessero rimossi i parrochi dalle loro cure, quando anche due arcivescovi come quello di Torino, e l'altro di Cagliari furono costretti ad esiliar dalle loro sedi! Ma torniamo al nostro riguardo.
Il vescovo intanto non provvedeva a questa cura in verun modo, ma era ridotta sotto la direzione del parroco di San Biagio per l'amministrazione dei Sacramenti per i quali quando venisse richiesto, o che vi andava egli stesso o che vi spediva altro sacerdote. Le funzioni festive eran ridotte all'Uffizio delle Confraternite e Messa a loro commodo nel loro oratorio, in parrocchia nissuna. Il che essendo rincrescevole a molti, qualche buona persona andò spontanea dal vescovo a pregarla di provvedere come meglio credeva. Era la metà del mese di agosto e promise il vescovo di contentarla pria del fine del mese. Allora il vescovo scrisse a me su questo riguardo, e benché fossi già da quattro anni nella carica di Rettore del Seminario in Ventimiglia, mi esortava a prendere questa cura, stante la scarsezza in cui si trovava di sacerdoti con cui provvedervi, stante il numero allora piccolo di seminaristi, io vedevo l'inutilità mia in quel luogo, e volentieri cedevo alle instanze del superiore. Ma venuto che fui nella cura l'antecessore cominciò a tenersi fermo nel suo diritto di parroco, e pretendere: o che io vi stassi come economo, e vi retribuissi porzione dei redditi annui, o che pure avrebbe ceduto alla parrocchia mediante una pensione di 150 ff. annui per anni per anni dieci (sic). Di questi patti nissuno me ne piacque, e però dopo cinque mesi io mi ritirai dalla cura alla fine di gennaio 1853. Nella Pasqua dell'istesso anno vi ritornai a dimorare per lo spazio d'un mese onde dar commodo alla popolazione di soddisfare al pasquale precetto. E finalmente nell'ottobre dello stesso anno il parroco diede la sua rinunzia mediante il diritto di percepirsi i frutti d'olivo allora pendenti ma ancora immaturi, valutati a ff. 400 che il vescovo gli acconsentì. Ed in seguito a questa, fu messo il concorso, vi attesi, e ne presi il possesso nel 13 novembre 1853.
Dal fine qui detto ben si vede che questo parroco ebbe un esito poco consentaneo al suo merito, ed allo zelo che mostrava nel coltivare il bene della popolazione; giacché fu il primo che cominciò a far la dottrina alla sera d'inverno ai ragazzi e ragazze, con il qual mezzo se ne restano ancora degli ignoranti, può ben giudicarsi di ciò che avverrebbe trascurandolo come anticamente. Egli pure eresse in parrocchia la Via Crucis e tante altre opere pie già più sopra rammemorate.
 
Del parroco Morscio Giuseppe
Io amministrai la parrocchia per un anno e tre mesi come economo, poscia ne presi il possesso li 13 novembre 1853 con intenzione di servire alla popolazione nella costruzione della nuova chiesa ch'era imminente, vi stetti a tutto l'anno 1862 e poscia sentendo aggravarmi dalla fatica della scuola, parrocchia ed altro, credei ritirarmi, dopo aver fabbricata la nuova chiesa, campanile e sacristia con canonica in rustico, e dopo aver provveduto la terra Carcheira di una casa campestre.
Don Morscio Giuseppe morì parroco ad Isolabona ben voluto e ben veduto dall?intiera popolazione.
 
Dopo il reverendo Morscio resse la parrocchia di Soldano per soli tre anni il sacerdote don Giambattista Montaldo da Ventimiglia, il quale dopo di avere governato per vari anni la parrocchia di Castel Vittorio, venne fatto canonico della Cattedrale di Ventimiglia.
 
Dopo il Montaldo resse la chiesa per ben trentadue anni il parroco don Rossi Gio. Pietro da Montalto Ligure. Curò il decoro della Casa di Dio. E cominciando dall'erezione di due nuovi confessionali, di due troni per l'esposizione del Santissimo, dei nuovi panchi, fece eseguire le belle statue di San Giovanni Battista, di San Luigi Gonzaga, di San Giovanni Evangelista, di Nostra Signora di Lourdes, del Rosario, del battesimo di San Giovanni, le pitture decorative del coro parrocchiale, gli Evangelisti nell'oratorio, la sagrestia, e il magnifico organo, opera del De Paoli. La facciata della parrocchia e dell'oratorio sono opera sua. Eresse il santuario di Nostra Signora del Carmine in Oleastro, suo è il disegno e tutte le opere di ornato, pittura e scoltura.
Le balaustre marmoree vennero pur fatte sotto la sua reggenza. Lasciò la parrocchia per andare arciprete a Montalto Ligure, suo paese natio. Organizzò le confraternite, massime quella delle figlie, che formava l'ammirazione dei paesi vicini.
Rossius Petrus
 
Di don Giuseppe Allavena nato in Pigna il 30 agosto 1876
Succeduto a don Rossi il 21 novembre 1903 io ressi questa chiesa fino al 23 ottobre 1912. I miglioramenti da me arrecati al beneficio parrocchiale sono descritti nelle pagine retro stanti.
Negli ultimi anni della mia dimora in Soldano, dietro ordini dell'Eccellentissimo Monsignor nostro vescovo, feci ogni sforzo per difendere gl'interessi della fabbriceria al fine di poter poi restaurare la chiesa, cui dal Regio economato di Torino avevo già ottenuto la promessa d'un primo sussidio di £. 300 ed alla quale a mie spese nell'anno 1906 avevo fatto fare riparazioni per la somma di £. 290 alla volta, all'altar maggiore ed ai muri laterali, tranne alla volta ed ai muri laterali del coro e del presbitero. La lotta sostenuta per la difesa del beneficio e quest'ultima per la difesa del patrimonio della chiesa mi cagionarono parecchi nemici.
La manifestazione fatta dal Regio economato generale di Torino dietro il consiglio di un valente avvocato e di Monsignor vescovo intorno alla truffa commessa durante la licitazione da me presieduta dei terreni del beneficio, accrebbe la sete di vendetta dei miei nemici, che si rivelò con calunniosi ricorsi all'autorità ecclesiastica e civile. E poiché detti miei nemici nessun male mi poterono poterono fare con tali ricorsi, si appigliarono ai mezzi della violenza. Durante parecchie notti del mese di ottobre 1911 si rinnovarono contro di me le gesta compiute contro don Garaccioni Filippo.
In una di queste notti essendo giunta la violenza fino a spezzare la porta della canonica, io per impedire guai maggiori cioè: il danno alle persone ch'erano in casa, il danno che i miei amici avrebbero potuto fare agli stessi invasori e possibili li furti e danni, sparai in aria due colpi di revolver, incutendo in quei mascalzoni un salutare timore per guisa che si allontanarono dalla porta della canonica, continuando però ancora per qualche tempo a scagliare pietre e ad emettere grida minacciose. In quel frattempo sotto le finestre e davanti alla porta della casa del sindaco si distribuiva vino ai dimostranti.
La stampa anticlericale fece un gran rumore intorno allo sparo del prete ed alla dimostrazione teppistica, ma l'Autorità giudiziaria mise le cose a posto con la sentenza del 23 e 29 novembre 1911, condannando i dimostranti al massimo dell'ammenda ed assolvendo il parroco per inesistenza di reato. La suprema Cassazione di Roma confermò poi quella condanna addossando ai condannati nuove spese per un migliaio di lire. La responsabilità maggiore dei disordini avvenuti ricade sul sindaco, come io abbi a dire in sua presenza nel dibattimento del 22 novembre. Se costui avesse fatto il proprio dovere e non avesse incoraggiato ad aizzar la teppa con la promessa dell'impunità, non sarebbe accaduto nessun disordine. Di lui espresse un giudizio verace il capo stesso degli avvocati miei avversari Orazio Raimondo allorquando, dietro interrogazione del pretore avendo il Guglielmi sindaco risposto ch'era sindaco da trent'anni, lo apostrofò con queste precise parole: «trent'anni di sindaco, trent'anni di scandalo». Quando in paese si sparse la voce che l'autorità giudiziaria procedeva contro i colpevoli, le dimostrazioni cessarono come per incanto. Dopo la sentenza io stetti indisturbato in Soldano fino al 23 ottobre 1912, godendo una tranquillità tale quale non avevo mai goduto per il passato e quale non godette neppur mai il mio antecessore don Rossi, cui alla notte del sabato e della domenica ben sovente, per l'acquiescenza dell'autorità locale, i teppisti arrecavano un grave disturbo cantando canzonaccie e tirando anche pietre alla porta ed alle finestre della canonica.
La lezione inflitta dalla giustizia alla teppa di Soldano, come giovò alla mia, così gioverà senza dubbio alla tranquillità del mio successore; quod est in votis.
Il 1° novembre 1912, in seguito a regolare concorso, andai prevosto canonico nella chiesa collegiata di Castellaro Ligure.
G. Allavena Canonico Prevostro
Soldano 5 novembre 1908
Cenno intorno alle modificazioni introdotte nel Beneficio e legati parrocchiali della chiesa di San Giovanni Battista, previo assenso della competente autorità ecclesiastica e civile, dal parroco Giuseppe Allavena nel quadriennio 1904-1908.
Venuto a Soldano il giorno 21 novembre dell'anno 1903, per reggere come economo spirituale, questa parrocchia, trovai le terre del Beneficio, dette Legato Soldano e Beni scolastici, soggette da oltre sei anni al sequestro di mano regia, postovi dal Regio economato generale di Torino, per misura di conservazione e di tutela, il 27 gennaio 1897. Causa del Regio sequestro era stato il tentativo, fatto dal comune, d'impadronirsi del suddetto Legato Soldano col pretesto ch'esso, essendo stato lasciato al parroco pro tempore dal benemerito Bartolomeo Soldano (3 novembre 1754) coll'onere d'insegnare a leggere e scrivere ai ragazzi ed alle ragazze della parrocchia, doveva cessare d'appartenere al parroco stesso e devolversi al Comune, dal momento che il parroco sprovvisto delle patenti di maestro elementare, aveva dovuto astenersi dal fare la scuola.
Dette terre, già trascurate negli ultimi anni del contratto d'affitto dagli affittaiuoli, e affatto incolte durante il Regio sequestro, si trovavano in pessime condizioni. La vigna, senza un palo e senza una vite, era ridotta ad un gerbido pieno di frane, e gli olivi sembravano secchi.
Per giunta la casa parrocchiale, posta in via San Mauro ed appartenente pur essa al Legato Soldano, era peggiore di una tana, come mi scrisse don Pietro Rossi mio antecessore, e come vidi io stesso: tetto in rovina, muri e volti coll'intonaco staccato ed ammuffito per cagione della pioggia, porte senza serratura e sconnesse, pavimento intieramente guasto.
Io andai ad abitare in casa privata in attesa che il comune facesse restaurare la detta casa parrocchiale, ma considerato in seguito ch'esso non aveva mai voluto prendere in considerazione le istanze più volte rivoltegli dal don Rossi, e come anzi aveva tentato e tentava tuttora di spogliare il parroco dei beni, che costituiscono la dote del Beneficio, feci ogni sforzo possibile: 1°. per rendere vano il tentativo del comune; 2°. per rimuovere il Regio sequestro e provvedere la parrocchia d'una canonica decente e 3°. per restaurare gli stabili del beneficio, il cui reddito durante l'amministrazione del Regio economato, era stato superato da un deficit di £. 325. Per ciò ottenere, mettendo in disparte la prudenza, m'accostai al partito avverso alla tuttora dominante amministrazione municipale, e quando il sindaco radunò il consiglio per deliberare la continuazione della lite, vinta a Sanremo dal R. E. G., la giunta ebbe contraria la maggioranza dei consiglieri, che non vollero proseguire con l'appello una lite ingiusta e dannosa al comune stesso, per le ingenti spese, cui sarebbe certamente andato incontro. Spirato col 20 dicembre 1903 il termine del tempo per l'appello, io, essendomi stata concessa ecclesiasticamente la parrocchia, aspettai il R. Exequatur, che mi venne concesso il giorno 9 giugno 1904. Chiesi allora al Ministero di Grazia e Giustizia che volesse provvedere per la rimossione del Regio sequestro, e grazie alle premure dell'Eccellentissimo Presidente della Camera dei Deputati, onorevole Giuseppe Biancheri, il decreto rimovente il sequestro giunse assai presto. Decisi allora di vendere la casa inabitabile di via San Mauro ed alcune terre del beneficio, incapaci di dare un reddito anche solo equivalente alle tasse, collo scopo di convertire il prezzo in una casa comoda e decente per l'abitazione dei parrochi; ed il rimanente nell'apportare miglioramenti stabili al beneficio. Chiesto ed ottenuto col consenso dell'autorità ecclesiastica, chiesi ed ottenni anche il consenso dell'Autorità civile (decreto del Ministro Guardasigilli 26 marzo 1906), dopo infinite opposizioni, fattemi da questa amministrazione comunale, i cui sforzi, se poterono arrecarmi non lievi disturbi e spese per viaggi, consulti, perizie giurate, atti giurati di notorietà, carte bollate ecc., riuscirono però intieramente vani. feci le progettate vendite ad incanto pubblico ed altre minori vendite ultimamente a licitazione privata, ricavandone la somma di £. 8526,62. Quindi sotto la mia sorveglianza feci ricostrurre la canonica attuale sulle rovine d'altra casa abbozzata da quella perla di parroco che fu don Giuseppe Morscio, al cui zelo devesi la costruzione della chiesa parrocchiale. Contemporaneamente facevo restaurare la casa rurale nella campagna Carcheira e più tardi rimettevo completamente a nuovo la vigna, facevo cercare una sorgente e mediante 200 metri di tubi di ferro zincato, la facevo pervenire alla sommità dell'oliveto Carcheira, dove feci poi costrurre un pozzo della capacità di circa 15 metri cubi. Più tardi feci restaurare altro pozzo nella campagna detta Follavino e costrurre una casetta nella terra Bausso.
Secondo la perizia giurata del signor Francesco Vota (12 marzo 1907) ingegnere del comune di Ventimiglia, il valore della ricostruzione della casa parrocchiale (a parte i muri e volte in citato rustico del pianterreno) ammonta a £. 9076,23; quello dei miglioramenti alla vigna (perizia giurata Guglielmi 8 marzo 1907) a £. 2139; quello della casa rustica Carcheira (perizia giurata Muratore Dionisio) £. 280; pozzo Carcheira (perizia giurata Guglielmi 15 febbraio 1908) a £. 210 + £. 200 per i tubi zincati + £. 100 per la ricerca della fontana, condotto ed orti sottostanti; casetta Bausso £. 150; pozzo Follavino £. 10 = in tutto £. 12165,23. Inoltre nelle terre del beneficio non alienate, specialmente negli oliveti, feci miglioramenti tali, che, mentre prima chi vedeva una campagna in disordine ed incolta diceva: «sembra quelle del prevosto», ora invece deve dire il contrario, essendo gli oliveti parrocchiali additati come modelli di coltivazione razionale anche dal professor Calvino direttore della cattedra ambulante d'agricoltura di Porto Maurizio.
Poiché sopra alcune terre alienate gravano obblighi di messe è bene notare che, mentre per il passato detti obblighi non si potevano adempiere, perché nullo era il reddito delle terre a cui erano legati, ora a cagione della permuta del valore delle terre alienate, gli obblighi divennero possibili. Quelli inerenti il Legato Soldano (vedi libro dei legati n. 9) oltre a restare assicurati sopra le terre non alienate, passarono parzialmente sopra la canonica, essendo questa stata costrutta con danaro proveniente quasi intieramente da beni del medesimo Legato Soldano. Quelli inerenti alla terra Molino (legato n. 11), venduta per £. 85, passarono (essendo gli obblighi d'ambe le terre identici) sopra il legato n. 15, mediante la costruzione della casetta del valore di £. 150 nella terra Bausso.
Certuni potranno osservarmi ch'io non procurai il concorso del comune, (obbligato per legge a fare le riparazioni straordinarie occorrenti alla canonica) sacrificando invece parte degli stabili prebendali.
Rispondo che riguardo al comune, che cercava incepparmi con ogni mezzo (sforzandosi fra l'altro di espropriare per utilità pubblica mediante l'irrisorio prezzo di lire 600 la fascia Collari, venduta poi all'asta per £. 5752,12) ho la coscienza d'aver lottato abbastanza, riducendo all'impotenza i suoi sforzi di nuocere a me ed ai miei successori. E riguardo ai beni prebendali alienati rispondo ch'essi erano d'aggravio anzi ché di utilità ai parrochi, e che il Fondo per il Culto ha ricompensato il parroco pro tempore della loro perdita, aumentandogli il supplemento di congrua. Anche secondo le affermazioni degli stessi miei avversarī capitolini, il valore del beneficio parrocchiale di Soldano, tenuto conto di tutte le modificazioni subite, nel quadriennio 1904-1908 fu triplicato.
 
Elenco degli stabili alienati
Nome dello stabile Prezzo di perizia Prezzo ricavato
2 fascie ortili Maschi £.     530 £.     794,50
terra Asciorta 100 100,00
bosco San Martino 70 150,00
terra Collari in 3 lotti (come terra coltivabile) 600 5752,12
terra Bausso 138 160,00
terra Fontanin 45 45,00
terra Molino 82,50 85,00
Casa San Mauro venduta trattativa privata dopo d'aver prima inutilmente esperimentata l'asta pubblica   1440,00
Totale   £.     8526,62

Elenco dei restauri e miglioramenti

Casa parrocchiale San Giovanni Battista £.     9076,23
vigne Carcheira 2139,00
casa rustica Carcheira 280,00
pozzo, tubi, ricerca della sorgente 510,00
casetta Bausso 150,00
pozzo Follavino 10,00
Totale £.     12.165,23
 
Nota. Sopra la nuova casa parrocchiale pesa l'obbligo di 2 messe cantate con benedizione per £. 200, lasciate al parroco don Rossi Pietro da Maccario Maria fu Francesco per riparazioni alla canonica. Di questa somma £. 100, consegnatemi dal detto don Rossi, furono impiegate nei lavori della nuova casa (Le altre lire 100 furono impiegate dal don Rossi in diversi lavori, che per ragioni tecniche, nella demolizione dei muri fatti costrurre dal parroco don Morscio, vennero in gran parte distrutti). Le messe, possibilmente, devono celebrarsi: una nella metà di novembre in suffragio di Amalberti Giacomo, e l'altra in suffragio della stessa Maccario Maria il 20 dicembre, anniversarī di loro morte.
Con la coscienza d'aver ben meritato della parrocchia di Soldano e dei parrochi miei successori, dichiaro d'aver agito nelle innovazioni di cui sopra è cenno, secondo il concetto del padre di famiglia, che conserva e migliora il patrimonio da trasmettersi ai propri figli.
 
Il parroco sacerdote Giuseppe Allavena.
 
Dichiarazione
Letta con ponderazione la relazione sopra estesa dal molto reverendo signor don Giuseppe Allavena, prevosto di Soldano e trovata essa tutta conforme a pura verità per i fatti conosciuti negli anni addietro, esaltando lo zelo, l'energia, la prudenza usata dallo stesso signor prevosto ed encomiandolo altamente, la approviamo e preghiamo vivamente Iddio, perché dia largo consenso al nostro affezionato don Allavena.
Ventimiglia 15 gennaio 1909
+ Ambrogio vescovo
 
Nota. I tubi conducenti l'acqua dalla vigna (regione Carcheira) nell'oliveto furono poi da me tolti nel 1911. Volendoli sostituire converrebbe addottarne altri di maggior diametro (d'almeno cm. 2,5 di diametro interno). Oltre ai lavori retro descritti feci pure in seguito dissodare buona parte della campagna Bausso in vicinanza del paese piantandovi circa 600 rose e 200 viti. Nella stessa campagna Bausso feci anche costrurre un pozzo spendendo in tutto, come da perizia giurata Anfosso 3 marzo 1912, la somma di £. 790,95.
Soldano 20 ottobre 1912
Sacerdote G. Allavena
Articolo sesto
Della superficie del paese e del suo clima
Prima del 1830 questo paese era ristretto ai fabbricati che sono fra il torrente di Follavin detto Correntina ed il torrente di sotto. Era diviso nei seguenti quartieri cioè: la Piazza - la via di Mezzo - la via Chiusa o Carrogio Ciouso, e la Cima. Dalla detta epoca in poi fu accresciuto con fabbricati detti Inasciorta al di sopra della Cima, e con quelli al di la della Correntina. Questi sono quelli che diedero qualche risalto al paese con avervi chiuso in mezzo il torrente e gli orti attigui, che, col tempo potrebbero dar luogo ad una bella piazza per farvi le Processioni Sacre nel caso che venisse l'epoca in cui si fabbricasse la nuova chiesa nel luogo determinato di spettanza al parroco, in cui la porta della chiesa resterebbe in un piano attiguo al suddetto spazio piazzale.
Il clima del paese se non è fra i più cattivi, attesoché viene moderato dalla vicina vegetazione degli olivi e dalla corrente della vallata, non è certamente dei migliori attesa la posizione estremamente bassa in cui venne fabbricato. Nulla si sa intorno lo stato di salute che siavisi goduta per lo avanti, eccetuato il tempo della pestilenza da cui fu infetto qualche tempo con tutte le altre parti d'Italia e d'Europa. A questi tempi però abbiamo una esperienza di due o tre anni che ce lo dimostra soggetto all'epidemie. Nel 1851 fu soggetto al tifo nei mesi d'inverno, per cui la massima parte delle genti era ammalata, ed una trentina di persone se ne morirono. Nel 1853 si rinnovò questo tifo anche d'inverno per cui molti furono gli ammalati, però tutti senza aver incontrato il vero pericolo di morte. Nel 1854, mese di agosto fu pure come altri paesi e città invaso dal cholera morbus, per cui cinquanta circa caddero ammalati, e quindici ne morirono, In confronto di altri paesi, non fu questo il più flagellato, senza dubbio per intercessione di Maria Santissima e di San Giovanni Battista, e degli altri Santi a cui si fece ricorso per conseguire misericordia da Dio, come anche perché essendo mese di bello stare in campagna, due terzi della popolazione si ritirarono nelle casupole di loro ville, lasciando così il paese più libero, e meno soggetto ad infezione.
A sviluppare però tali epidemie, e guastare la salubrità, già assai scarsa del clima concorrono due generi di cause. Prima le cause universali e sono due come: i lunghi tempi umidi nell'inverno, i quali aggiunti ai due piccoli torrenti fanno prendere al paese la fisonomia di una isola immersa nell'acqua, ed anche i forti calori nelle estati lunghe e asciutte, nelle quali i raggi del sole che tutto dì battono nella montagna che abbiamo alle spalle riflettono sul paese una abbondanza di calore che rende l'ambiente del paese quasi soffocante nel supposto che non spirino particolari venticelli dal mare.
Secondo le cause particolari, e sono altre due: prima la povertà delle famiglie, per cui nelle cattive annate sono obbligate molte di esse ad usar cibi ordinarissimi e mal conditi, da cui ne risentono danno le forze digestive e se ne genera putridume nel sangue, l'altra lo stato cattivo di politezza in cui si tengono le camere del telaio, che tutte possedono le famiglie (tranne due o tre) di cui non si risentono le tessitrici stante la loro attività nel tessere, ma che pure tutti insieme non puonno a meno di render l'aria delle case assai crassa e mal sana, nell'istessa maniera che si rendono alberghi inesterminabili di pulci, e d'altri insetti. Riparando a questi mali colla maggior civilizzazione nelle persone e loro case, si ovvierebbe d'assai alla insalubrità del luogo.
Tuttavia lo sviluppo delle suddette frequenti epidemie da quattro anni in qua conviene piuttosto attribuirle a cause eventuali che non ordinarie, giacché parlando generalmente anche i fulmini sogliono cadere nelle cime elevate, eppure terminata la malattia del colera morbo alli 22 settembre dell'anno suddetto 1854 si andò soggetti a questa meteora terribile, la quale si sviluppo e cadde negli olivi al di là del torrente dirimpetto al campanile alla distanza di un tiro di pietra. Dal che io dovetti giudicare i detti flagelli che siano piuttosto effetto di cause occasionali, e dirò così avvisi del Signore, che non effetti di cause fisse e costanti. Però i posteri avranno motivo di dare un più sano giudizio intorno a ciò guidati dalla esperienza che d'ora in poi si vedrà.
Articolo settimo
Natura ed indole degli abitanti
L'indole di questa popolazione ha per carattere principale il così detto puntiglioso, vale a dire che si offendono facilmente, ed offesi che siano cercano di rendere la pariglia, di più facilmente si uniscono tra loro ad aiutarsi e sostenersi nelle loro dissensioni specialmente con estranei. Del resto se non si dà loro occasione di lagnanza sono per lo più di aspetto grazioso ed allegro ma superficiale, di buon cuore in riconoscere secondo le loro possibilità i loro amici. In conferma di ciò vaglia il seguente episodio. Un certo così detto Potorin di questo paese fu offeso da qualcheduno del popolo con rubargli qualche gallina: di ciò risentissi tanto che essendo senza eredi e volendo lasciare i suoi beni ad uso pio, instituì erede la chiesa di San Biaggio, col quale mezzo ebbero commodo in quel paese di rifabbricarla nel disegno che esiste tuttora, eppure ne avea più bisogno il suo paese che l'altrui.

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Cronache di guerra

Lettere, diari, racconti, ricordi di militari

La lettera a casa durante momenti di riposoCartolina postale    foto  1 - 2
Timbro postale: 28/07/1909 - Pallanza / 29/07/1909 - Bordighera
Mittente: Giovanni Viale (Giuà Giuà)
Destinatario: (suo padre) - Al Signor Viale Giuseppe - Bordighera per Soldano - Provincia Porto Maurizio
 
Pallanza li 27 luglio 1909
Cari Genitori, vi scrivo questa cartolina per farvi sapere che sono ritornato dal campo e me l'ho passato discreto ma è stato molto faticoso e si è fatto molto lavoro e durante il campo è piovuto 6 giorni e mi toccava a dormire sopra la terra umida e l'abbiamo per 3 giorni di fila addosso, o tanta che non potevamo più nemmeno camminare, ma vi posso dire che è l'ultimo che abbia fatto e sono passati e bene o male e non ne faccio più e sono rimasti 41 giorni e dopo son borghese per sempre, che gusto che piacere quando mi troverò col mio congedo alla mano. Vi fo sapere che durante il campo vi ho scritto una lettera, io non ho più avuto nessuna risposta di niente, dunque fatemi sapere se l'avete ricevuta si o no. Mi farete sapere se la madre si alza già da letto che io è tanto che non so più niente e sono sempre in pensiero. Non ho altro, ho bisogno dei soldi che sono rimasti 41 giorni e vorrebbe stare un po' più bene. Addio Viale Giovanni
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Cartolina postale    foto  1 - 2
Timbro postale: 22/06/1915 - Posta Militare 9.a Divisione
Mittente: soldato Amalberti Giovanni - 3° Reggimento Artiglieria da Montagna - 25.a Batteria zona di Guerra
Destinatario: Signorina Maccario Maddalena di Stefano - Bordighera per Soldano - Provincia Porto Maurizio
 
21 giugno 1915
Cara cugina, oggi con gran piacere ho ricevuto la tua cartolina ed accuso in me una gran consolazione leggendo le vostre buone notizie. Dandoti delle mie notizie, io di salute sto benissimo, come pure spero anche questa mia cartolina ti troverà te e tutta la tua famiglia in perfetta salute. Tu mi dici che al nostro paese non c'è più nessun divertimento perché non c'è più gioventù, quello lo credo ma però fatevi coraggio anche voi che io non tornerò tanto presto perché ci ho ancora tanti mesi da fare. Ma questi poveri vecchi richiamati speriamo che torneranno presto alle sue case, per poter aiutare le sue famiglie. Dunque anche te fatti coraggio non pensare mai a noi che siamo qui per servir la Patria, che se Dio vuole torneremo presto alle nostre case e si porterà la vittoria. Dunque ora vicinandosi alla bella festa di San Giovanni Battista io non so che dirvi altro che augurarti a te e alla tua famiglia buona festa di San Giovanni in pace. Dunque per ora non ho altro da dirti che salutarti. Ricevi i più cordiali saluti, una buona stretta di mano per te e per tutta la tua famiglia dal tuo cugino Amalberti Giovanni. Tanti saluti per il nostro zio Filippo e per tutta la sua famiglia. Addio.
scritto sul retro della cartolina quasi come un post-scriptum
Quando vai nel Vicolo Chiuso mi farai tanti saluti a tutti i miei di casa e a tutti quelli del Vicolo Chiuso. Mi farai tanti saluti al tuo cugino Maccario Pietro Dignà e altri tanti a Cuca ¹.

 
(¹) Maria Amalberti detta a Cüca.
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Lettera    foto  1 - 2
Timbro postale:
Mittente: Maccario Pietro
Destinatario: sua cugina [Maccario Maddalena?]
 
Il 31 luglio 1915
Cara cugina, subito che ho ricevuto la tua lettera e poi, il giorno 30, ho ricevuto ancora una cartolina con una Madonna, e sono restato molto contento al sentire delle tue notizie, che state tutti bene di salute, come pure è di me stesso. Ma però questa notte mi è successo una combinazione, mentre si era di piccolo posto, verso le 10 di sera, viene una squadra che saranno stati da otto a dieci austriaci a sparare ma noi li abbiamo visti, ci abbiamo subito sparato e loro sono tornati indietro. Lì dove mi trovo adesso siamo messi lì per sorvegliare che non si avanzino e intanto dalle altre parti vanno avanti e sono già da circa 10 giorni che mi trovo su queste montagne che ci fà molto freddo perché c'è ancora la neve adesso e non c'è niente da mangiare. Termino di scrivere perché sono stato tutta la notte di piccolo posto e adesso ho voglia di riposare un momento. Fammi tanti saluti al ciabatin e a tutta la mia famiglia, allora io non ho altro a dirti che salutarti e dandoti un stretto abbraccio mi dico sempre tuo cugino Maccario Pietro.
 
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Lettera    foto  1 - 2 - 3 - 4
Timbro postale: 28/08/1915 - Posta militare - Uff. Intend. II Armata / 01/09/1915 Antibes Alpes Maritimes
Mittente: Anfosso Giobatta (Bacì de l'Arimà) - Reggimento Bersaglieri - 22 Battaglione salmieri - Stato Maggiore
Destinatario: Alla signora Viale Cristina - Proprieté Simon - quartier de Luovet - Antibes - Francia - Alpes Maritime
 
25 agosto [1915]
Carissima moglie
Vengo a te con questa mia onde farti sapere delle mie notizie, io mi trovo in buona salute come spero che sarà il simile di te stessa. Mi scuserai se ti scrivo con questa carta che non è troppo adatta, ma ancora grazie ad averla, è carta che ho trovato in mezzo al bosco che l'ha persa i austriaci.
Parlandoti di me sto benissimo ma però mi trovo continuamente fra mezzo ai boschi dove [non] ci è altro che piante selvatiche e rocce e ci sono rovi a volontà.
I proietti fischiano giorno e notte ma ormai non li fò più attenzione perché ci ho preso già l'abitudine, cioè quando sentiamo fischiare quei proietti di cannone austriaci me e i miei compagni cominciamo a dirci uno con l'altro "senti il treno arriva, pronti si parte" poi si ride uno con l'altro.
Adesso ti parlo un poco dei ritratti. Quando sono partito da Savona per il fronte non erano ancora finiti, allora ho incaricato Silvio di prenderli, dunque spero che adesso saranno a Soldano, perciò tu devi scrivere a tuo padre e dirci che ne parli a Silvio poiché se sono a Soldano te ne mandi 2 uno per te e uno lo darai a Monsieur Simon, ne ho fatto fare 6. Domani scriverò anch'io una lettera a casa e ci parlerò anch'io dei ritratti, nel stesso tempo che ti scrivo a te scrivo anche una lettera a Monsieur Simon, mi farai un poco sapere se la riceve. Mi dirai pure quanti chili di patate hai ritirato, mi darai un poco notizie di Pole Bruschi, se si trova sempre in buona salute, ci dirai a sua moglie che quando ci scrive ci faccia tanti saluti da parte mia, mi darai pure notizie di mio padre, se i suoi padroni sono venuti, mi dirai un poco quanto è che avete ricevuto notizie del mio fratello Pietro perché me ci ho già scritto 3 volte ma non ne posso avere notizie, dunque farai tanti saluti a ... e mi dirai un poco in che condizioni si trova la mia bicicletta, fai attenzione che la tenga bene, quando ha qualche cosa che non va che ce lo faccia cambiare. Per ora non mi resta altro a dirti solo che a salutarti di vero cuore inviandoti milioni di baci mi dico per sempre il tuo affezionatissimo marito Anfosso G.
 
Per rendere leggibile questa lettera abbiamo corretto l'ortografia, in particolar modo l'uso improprio delle doppie (molte parole hanno la doppia vocale all'inizio (ad esempio "ssapere" o "ssarà" invece di "sapere" o "sarà"), per il testo originale si vedano le foto della lettera.
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Sul Gran Sasso d'Italia innalzeremo il TricolorCartolina postale    foto  1 - 2
Timbro postale: 08/09/1915 - Ufficio Posta Militare - 8. Divisione
Mittente: Giovanni Battista Anfosso (Bacì de l'Arimà)
Destinatario: Alla signora Viale Cristina - Proprieté Simon - quartier de Luovet - Antibes - Francia - Alpes Maritime
 
Saluti da tuo marito

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Lettera    foto  1 - 2 - 3
Timbro postale:
Mittente: soldato Maccario Pietro - Battaglione di Istruzione - Caerano di San Marco, Provincia di Treviso
Destinatario: suo padre
 
Il 7 - 10 - 1916
Caro padre, Mi affretto a scrivervi questa mia lettera avendo letto ieri sopra il giornale che chiamano delle classi sotto le armi e avrei molto piacere che mi dicesti un po' voi se siete anche in quelle classi che chiamano perché il 76 avrebbe 40 anni passati. Dunque caro padre io vi dico di farmelo sapere con una lettera, non sono nemmeno sicuro di riceverla più qua dove sono, ma ci hanno detto che se non ci sono più me la mandano al corpo. Dunque fatemi questo piacere di farmelo sapere subito appena ricevete questa mia lettera. Vi ho scritto pure una lettera ieri ma siccome non avevo letto ancora questo articolo e per questo che vi scrivo di nuovo oggi. Io caro padre sto bene di salute come spero sarà anche di voi tutti in famiglia e anche del mio fratello Paolo, fatevi sempre coraggio, come me ne faccio io, e presto ci vedremo e potremo bere un bicchiere insieme. Dunque io tralascio di scrivere salutandovi tutti voi in famiglia e dandovi una stretta di mano mi dico vostro figlio Maccario Pietro.
Saluti a tutti i parenti e quelli che domandano di me. Arrivederci a presto presto.
Sopra la busta mettete pure il vostro indirizzo che così se va persa vi ritorna a voi ma non dalla parte dove mettete il mio indirizzo, alla altra parte mettete il vostro. Arrivederci a presto presto.
Questo è il mio indirizzo
Al soldato Maccario Pietro, Battaglione di Istruzione, Caerano di San Marco, Provincia di Treviso, zona di guerra
 
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Cartolina postale    foto  1 - 2
Timbro postale: 06/11/1916 - Posta Militare 20° Corpo d'Armata - 3° Reggimento Artiglieria da Montagna - 72.a Batteria zona di Guerra
Mittente: soldato Amalberti Giovanni - 3° Reggimento Artiglieria da Montagna - 20. Corpo d'Armata raggruppamento alpino - 72.a Batteria zona di Guerra
Destinatario: Signorina Maccario Maddalena - Bordighera per Soldano - Provincia Porto Maurizio
 
5 - 11 - 16 zona di guerra
Cugina carissima, con gran piacere ho ricevuto la tua lettera. Intesi il buon stato di vostra salute come pure il simile di me. Mi dispiace non poterti scrivere a lungo causa poca comodità. Ma coraggio sempre. Saluti e baci per te e famiglia da tuo cugino Giovanni. A presto.
 
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Cartolina postale    foto  1 - 2
Timbro postale: 25/05/1917 - Posta Militare Ufficio C.L. - 3° Battaglione zona di Guerra
Mittente: soldato Amalberti Giuseppe - Bersaglieri ciclisti - 3° Reggimento zona di guerra
Destinatario: Gentilissima Maccario Maddalena di Stiene - Bordighera per Soldano - Provincia di P.M. Ligure
 
zona di guerra 23.5.17
Cara cugina, arrivo con questa mia cartolina per darti delle mie notizie che di salute sto molto bene come spero che sarà il simile di voi tuti di casa. Io per ora in linea non mi ci trovo ancora e speriamo che sia niente di bisogno di noi e speriamo che presto sia una fine che n'abbiamo di bisogno tutti. Cara cugina, per ora non ho altro che salutarti e mandarti un bacio mi dico sempre tuo affine cugino A.G. saluti per tutti salutami le cugine Marina sua sorella tutti di casa addio addio. Dimmi un po' cosa fa la mia cara Maddalena.
 
Inizio

Lettera    foto  1 - 2- 3- 4
Timbro postale:
Mittente: Maccario Pietro
Destinatario: sua cugina [Maccario Maddalena?]
 
Il 8 - 7 - 1917
Carissima cugina, con molto piacere ricevei la tua cara e tanto per me gradita cartolina e sono rimasto molto contento. Io cara cugina sto bene di salute come spero sarà anche di te e della tua famiglia. Cara cugina io era già molto tempo che non ricevevo più tue notizie e le aspettavo tutti i giorni e ti aspettavi delle mie. Mi dici che mi hai scritto due lettere e aspettavi una mia risposta e io sempre che ho ricevuto le tue lettere oppure cartoline io ti (ho) risponduto subito e vuol dire che quelle due non l'ho ricevute. È già due giorni che io mi trovo in riposo in un piccolo paese vicino al fronte e non ci sono nemmeno borghesi in questo paese e per questo che ti scrivo senza francobollo. Ti volevo scrivere una cartolina ma siccome tante volte tardano a venire così ho pensato di scriverti questa lettera che dicono che vengono più presto che le cartoline che mi dà il governo. Ieri ho pure ricevuto una cartolina dal mio cugino Conte Pietro e mi dice che sta bene di salute e anche di quello ne sono molto contento e ci ho subito risposto. Cara mia cugina non vedo l'ora e il momento di poter venire in licenza da potere passarsi qualche bel giorno insieme ma presto devo venire perché siamo solo più una quarantina in tutto da mandare e in questo mese credo che ci mandano tutti, vuol dire che quel giorno non deve essere più lontano. Quelli che sono venuti adesso alla mia compagnia sono tutti della classe del 98 e sono come tanti bambini, poverini anche loro ma speriamo che presto venga la pace tanto da tutti desiderata. Adesso termino il mio scritto salutandoti di vero cuore e dandoti un forte abbraccio, mi dico il tuo per sempre cugino Maccario Pietro.
Sempre ti penso e sempre ti ricordo Angelo mio.
Arrivederci a presto presto.
Ti scrivo senza francobollo perché qui non se ne trova.
 
Inizio

Lettera    foto  1 - 2
Timbro postale:
Mittente: soldato Maccario Pietro - Carceri giudiziarie di Nicosia provincia di Catania
Destinatario: sua cugina [Maccario Maddalena?]
 
22 - 8 - 1918
Carissima cugina
Con grande piacere ricevetti oggi stesso la tua cara e desiderata lettera e sento che state tutti in buona salute di cui ne sono rimasto molto contento, come pure ti posso assicurare di me stesso. Sono già tre lettere che ricevo da te cara cugina e sento in tutte tre delle buone notizie il più che mi dispiace per quelli miei compagni che si trovano ancora a casa il dispiacere che ho io di suo povero padre e di loro stessi ma speriamo che andrà bene per tutti quanti e sento pure che mi dici che gli altri due si sono presentati. Giorni or sono ricevei una lettera del mio cugino Conte Pietro e mi dispiace di non poterci scrivere dunque ti prego di dirci che l'ho ricevuta e farci tanti saluti da parte mia. Per quanto mi parli sulla tua lettera del denaro che mi hanno mandato i miei genitori l'ho ricevuto e ci ho scritto che l'ho ricevuto e credo che a questa ora avranno ricevuto la lettera mia. Ho pure sentito su una lettera che mi hanno mandato che hanno fatto la domanda di grazia e pure io di qua l'ho fatta e spero che presto mi verrà concessa, dunque ti prego di farti coraggio te e pure la mia famiglia e parenti tutti. Sono pure molto contento che mi dici sulla tua lettera che hai mandato l'indirizzo a Dignà, sono molto contento di quello e ti prego una cosa che mi sono scordato io quando ero a casa io a casa ho lasciato dei libri che sono suoi di Dignà, dunque fa il favore di dire a mio fratello che te li dia o puramente che ce li porti lui a suo fratello Costantino e se non ce li dà lui fatteli dare te e dirci a mio fratello che t'ho dato il permesso io e farceli avere subito, ti prego per favore questo piacere di farmelo. Pure oggi ho ricevuto una cartolina dalla mia cugina Efisia e ne sono dispiaciuto di non poterci scrivere oggi stesso ma appena posso ci scrivo subito anche a lui, dunque ti incarico te stesso di farci tanti saluti da parte mia. Come pure sono contento che mi dici che a casa vi fate tutti coraggio anche io me ne rallegro di questo e pure io mi fò coraggio tanto tanto. Giorni sono ho pure ricevuto una cartolina dalla mia cugina Rina ma ci ho scritto una lettera che è pochi giorni e credo che la riceverà anche lui, mi dispiace tanto di non poter scrivere a tutti ma le mie notizie credo che le saprete sempre lo stesso. Dunque il più che mi raccomando di farti sempre coraggio e non pensare a me che io sto bene. Dunque sempre coraggio. Mentre scrivo questa lettera mi hanno dato due cartoline e così rispondo alle mie altre due cugine che sarebbero Efisia e Rina. Dunque adesso termino il mio scritto salutandoti di vero cuore e inviandoti tanti baci e a dirti la verità notte e giorno penso sempre a te mia cara cugina e spero che presto verrà quel giorno di poterti avvicinare a te, saluti e alla mia famiglia e appena ricevi questa lettera dirci che ho scritto. Saluti e baci ai parenti tutti, saluti a Bacicin e Nino, saluti a Fiorina e infine saluti a tutti quelli che domandano di me. Questo è l'indirizzo soldato Maccario Pietro carcere giudiziarie di Nicosia Provincia di Catania.
 
Inizio

Cartolina postale    foto  1 - 2
Timbro postale:1/10/1918 Bordighera
Mittente: soldato Maccario Pietro - Carceri giudiziarie di Nicosia provincia di Catania
Destinatario: Signorina Maccario Maddalena - Salita dottor Viale - Provincia Porto Maurizio, Bordighera, Soldano
 
Il 20 - 9 - 1918
Carissima cugina
Con questa mia vengo a dirti che giorni or sono ho ricevuto la tua cara lettera che portava la data del 10 e pure la cartolina del 12 e ti ringrazio tanto del bene che porti sopra di me benché sia lontano da te cara mia cugina vedo proprio che ti ricordi sempre di me. Mi scuserai tanto tanto se ti scrivo questa cartolina invece di scriverti una lettera ma abbi pazienza mia cara cugina che tutto quello che posso lo faccio pure io per scrivervi a voi. Sento che mi dici che se posso ricevere i libri me li mandate ma non ne ho bisogno per ora e ti ringrazio tanto tanto. Oggi stesso ho pure scritto a mio Padre. Saluti e baci cara cugina sono il tuo caro cugino Pietro.
Soldato Maccario Pietro Carcere giudiziarie di Nicosia provincia di Catania
 
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Lettera    foto  1 - 2
Timbro postale:
Mittente: soldato Maccario Pietro - Carceri giudiziarie di Nicosia provincia di Catania
Destinatario: sua cugina [Maccario Maddalena?]
 
5 - 12 - 1918
Carissima cugina
Oggi stesso vengo a te con questa mia per darti delle mie buone notizie. Io la mia salute è ottima come spero sarà pure di te e della tua cara famiglia. Come pure della mia, non è vero? e dei parenti tutti. Giorni or sono ricevetti una lettera dalla mia cugina Rina e mi diceva che il giorno 24 partiva per il collegio, di quello me ne dispiace perché mi dice che non potrà scrivere. Il giorno medesimo ricevetti lire 20 dal mio babbo e ti prego a ringraziarmelo tanto tanto ti prego a dircelo appena ricevi questa mia che ho ricevuto la lettera della mia cugina Rina e il vaglia dal mio babbo da lire 20.
Carissima cugina credo non ti offenderai se non ti scrivo tanto sovente perché saprai che non si può scrivere più d'una volta ogni 8 giorni ma guarderò di scriverti più spesso che posso. Ti prego appena ti giunge questa di farmi sapere notizie del mio caro amico Nino mio vicino e del suo fratello Bacicin e di dirci alla sua famiglia che quando ci scrivono che me li salutino tanto tanto.
Cara cugina ti prego di rispondermi appena ricevi questa mia e farmi sapere qualche cosa di nuovo e che dicono di bene per me ti prego cara cugina di farmi sapere qualche cosa ora che c'è la pace e se sai qualche cosa del mio cugino Giovanni se si trova già in Italia o pure è ancora in Austria ma credo che si troverà già in Italia. Spero che adesso che è venuta questa pace questi giovanotti saranno tutti contenti non è vero? almeno potranno dire che qualche giorno il suo caro potrà ritornare nelle sue care braccia, non è vero?
Coraggio cara cugina che pure io spero venire fuori presto come già vi spiegai su altre lettere che io ho già passato la visita e questa è una visita per vedere se mi trovo in ottimo stato di salute per poter viaggiare. Le domande che noi abbiamo fatto sono state tutte accettate e spero presto verrà quel giorno così sospirato da poter venir fuori e che bel giorno sarà per me quello. Dunque cara cugina coraggio e non pensate a me che io sto bene e presto sarò tra le vostre care braccia. Termino il mio scritto con la penna ma il mio cuore palpita nel trovarmi così distante da te. Ti saluto caramente e ti invio mille baci sono sempre il tuo caro cugino Pietro.
Soldato Maccario Pietro Carcere giudiziarie di Nicosia provincia di Catania. Pronta risposta. Saluti alla mia cara famiglia saluti amici e parenti e tutti quelli che domandano di me.
 
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Lettera    foto  1 - 2
Timbro postale:
Mittente: soldato Maccario Pietro - Carceri giudiziarie di Nicosia provincia di Catania
Destinatario: sua cugina [Maccario Maddalena?]
 
12 - 1 - 1919
Carissima cugina
Vengo con questa mia per darti delle mie notizie. Io mi trovo in ottima salute come spero sarà di te e di tutta la tua famiglia come credo sarà pure della mia famiglia. Non è vero?
Giorni or sono ho ricevuto una tua lettera e era già molto tempo che non avevo più tue notizie e te mi dici che tutte le settimane mi scrivi, forse sarà ritardo della posta. In questi giorni ho ricevuto due cartoline dalla mia cugina Rina e sulla quale su una scriveva pure il mio caro cugino Giovanni e mi diceva che era in licenza per 15 giorni e di quello ne sono molto contento e ti prego di contracambiarci i saluti da parte mia, avrei scritto a lui ma siccome quando arriva questa sono sicuro che lui non si troverà più a casa perché sembra che ci mettino un po' di tempo, come pure ti prego a salutarmi tanto la mia cugina Efisia che pure lei mi ha mandato i saluti sulla medesima cartolina. Sulla altra cartolina sentì che i miei genitori mi hanno spedito il pacco contenente 5 pacchetti tabacco, cartine 3 e fichi sechi e uva così sono due che ne ho in viaggio, per ora non mi spedite più pacchi che se mi abisogneranno scriverò di nuovo. Ti prego appena ricevi questa di dirci alla mia cugina Edaleisa se ha ricevuto la lettera che ci spedì il 19 del mese scorso, spero l'avrà ricevuta, ti prego a farmelo sapere appena ricevi questa. Sento sulla tua lettera che mi da delle buone notizie e capì tutto quello che mi hai spiegato sulla tua cara e tanto per me desiderata. Voglio pure sperare che i miei compagni staranno sempre bene e ti prego a salutali se puoi. Quello ch'io ti raccomando è di farti sempre coraggio e non pensare a me che ben presto sarò nelle tue care braccia come pure dircelo ai miei genitori, Io cara cugina per quello che mi dici del processo fin'ora non ne so niente e se avrò a sapere qualcosa te lo farò subito sapere. Sono molto contento che il mio cugino Giovanni sia un po' venuto in licenza e sarà stato molto contento nel ritornare nelle nostre posizioni come pure presto ritornerò pure io dunque sempre coraggio. Ora termino il mio scritto salutandoti di vero cuore e dandoti un stretto abbraccio sono il tuo indimenticabile cugino Pietro, il mio cuore palpita nel trovarmi così distante da te ma presto verrà quel bel giorno che potrò venire nelle tue care braccia. Saluti alla tua cara famiglia, saluti alla mia e a tutti i parenti sempre sono il tuo per sempre cugino Maccario Pietro.
Soldato Maccario Pietro Carcere giudiziarie di Nicosia provincia di Catania. Scusami se ti scrivo senza bollo mancando di bolli. Arrivederci presto presto.
 
Inizio

Cartolina postale    foto  1
Timbro postale:
Mittente: soldato Amalberti Giovanni
Destinatario: sua cugina [Maccario Maddalena?]
 
Voltri il 12 - 2 - 1919
Carissima cugina. A te annunciandoti l'ottima mia salute, come pure spero e auguro a te e tutta famiglia. Mi scuserete se quando stetti a casa non venni a trovarti, come sai venni per si tanto poco tempo che non potei far visita a tutti. Ma spero ancor rivenire in breve e guarderò di far meglio, sentii che anche te ti levavi da letto dunque or ti spero e ti auguro in perfetta salute. Io da parecchi giorni mi trovo a Voltri, qui si sta anche meno male, si principiò pure a lavorare per smontare i cannoni, tu vedessi che lavori tanto belli, li prendiamo per divertimento.
 
Inizio

Lettera    foto  1 - 2
Timbro postale: Soldano 15/7/44
Mittente: Amalberti Luigi (fabbro), Corso Verbone 11, Soldano (Imperia)
Destinatario: Al prigioniero di guerra: Amalberti Tarquinio, numero del prigioniero: 47666, destinazione del campo: M.-Stammlager VIII B/26, Germania
 
da Soldano 15.7.44
Carissimo figlio ti rispondo dala tua del 19 maggio ultimo scorso, sentiamo che stai bene e siamo contenti, pure noi tutti stiamo in ottima salute ma quelo che mi domandi non possiamo farlo perché il foglio è piccolo, avrei molte cose da farti sappere ma se i fogli non sono di questi non ti arrivano, bisogna che mandi i fogli duppi come questo e poi avrai le nottizie di tutto quelo che sucesse durante la tua assenza dal paese. La raccolta dell'uva promette piutosto bene malgrado che uva ne è nato pochissima, ò venduto quattro ettolitri di vino (segue parte censurata) ma speriamo sempre bene. Ciau saluti a te ed a Libero, statte sempre contenti! Ti abbiamo spedito un pacco e credo che lo riceverai presto, con riso, sigarette e galette, tabaco e fogli. Tuo padre Luigi
 
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Lettera    foto  1 - 2
Timbro postale: Soldano 12/9/44
Mittente: Amalberti Luigi, Corso Verbone N. 11, Soldano (Imperia)
Destinatario: Al prigioniero di guerra: Amalberti Tarquinio, numero del prigioniero: 47666, destinazione del campo: M.-Stammlager VIII B/It. 26, Germania
annotazione a matita: ricevuta 23/11/44
 
Il 12.9.44 da Soldano Imperia
Carissimo figlio oggi rispondo alla tua appena ricevuta del 10-6 u.s. e siamo molto contenti sentendo che ti trovi sempre bene in ottima salute, come pure è di noi stessi tutti di Famiglia. Si aprossima il tempo buono per avere un po' di aiuto se puoi. Guarda di venire presto! La vendemmia si aviccina spero che vorrai anche tu partecipare ala dolce pratica autunnalle per poter fare la formica, riempire la casa per l'inverno. Ti aspettiamo e aspettandoti ti prego a venire con calma perché la calma è uttile dunque noi tutti ti saluttiamo ma con la speranza che torni pesto con noi. Tuo padre, madre e sorelle e nipoti ti salutano a ti aspettiamo con ansia. Tuo padre Amalberti Luigi
 

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Ricordi di emigranti

L'imbarco degli emigrantiLettera    foto  1 - 2
Timbro postale:
Mittente: Luisa Maccario (Luigina) - Buenos Aires Destinatario: Luigi Maccario fu Giacomo (Lui de Feripu) - Ventimiglia per Soldano - Provincia Imperia - Italia
 
Buenos Aires il 17 - 6 - 1949
Carissimo Nipote e famiglia, ti rispondo alla mia cara lettera da me ricevuta pochi giorni fa, la quale mi portava tue buone notizie insieme alla tua famiglia, che grazie al cielo godete buona salute come per il presente è di me, solo che qui adesso si comincia il Crudo Inverno, già fa un po' freddo, pioggia, gli alberi già non hanno foglie, infine, triste come sempre è questa stagione. Ieri giorno di Corpu Cristo sono andata alla processione dopo mezzogiorno, che fanno tutti gli anni, una belli(ssi)ma processione, si fa il giro della Piazza detta Piazza di Maggio, è una piazza più istorica di Buenos Aires, ci sono le principale case, si trova la chiesa Cattedrale, la casa del Governo e la banca della Nazione, il Cabildo(¹), il palazzo arzobispale(²), infine è grande e bella e si fa il giro della piazza con il Santissimo che lo porta il Cardenal Capello, à come mi sono ricordata del mio paesello, mi pareva di vedere Giustina delo Dulindo con il suo nipote Giuseppe figlio di Rusaria, che sempre erano i primi a mettere i lenzuoli(³), dopo Teresa de Mauli e infine tutte queste cose e questa grande processione era proprio emozionante, e fa pensare tante cose, e allora viene giù le lacrime che ti lava la faccia, senza pensare caro Luì in questi giorni non so se mi vedrai vecchia più che sono, ma avevo tante lettere dei miei fratelli e sorella che mi son messa a leggerle e a romperle anche se mi tremavano le mani ma tanto sono tanto lontane che un giorno deve essere così. E allora mi feci ancora questo piacere di leggere tutte queste cose che hanno tanti anni e mi scuserai ma questa del tuo caro Padre mi è venuta la idea di mandartela che mi pare tanto carina e pure allegra che anche fa ridere ... povero Giacomo che tanto mi facevano piacere le sue lettere che sempre mi facevano ridere, infine pazienza, vi desidero a tutti una bella stagione di tutti frutti e verdura e saluti a tutti e felice feste di tutta la bella stagione, i miei sinceri saluti alla tua Mamma, a Rusina e Marianin, un forte abbraccio dalla tua zia e Madrina Luisa, ancora tanti baci insieme a Luisa e tue figlie e il piccolo.

 
(¹) Il Cabildo era il consiglio amministrativo coloniale spagnolo che governava un comune, probabilmente qui sta ad indicare il palazzo del Comune o gli edifici amministrativi del comune.
(²) Parola in spagnolo = arcivescovile.
(³) Tradizionalmente a Soldano il giorno del Corpus Domini si facevano addobi con le lenzuola, altarini e "chiesette" lungo il percorso della processione, come qui.

 
Allegata a questa lettera ce n'è una era stata inviata a Luigina da suo fratello Giacomo nel 1928 per informarla delle nozze di suo figlio Luigi. La lettera era stata scritta solo a nozze avvenute perché – dice Giacomo – sono afari che se non sono fati domani si puosono rompere. Quando Luigina rilegge la lettera tanto carina e pure allegra che anche fa ridere anziché "romperla" come le altre la manda al nipote Luigi per fargli vedere come suo padre (morto da un anno) descriveva il suo matrimonio.
 
foto  1 - 2 - 3 - 4

Soldano li 28 otobre 1928 ¹
Cara sorela io vengo con questa letera per farti sapere le nostre notizie, io grazindo Idio stiamo tutti bene come speriamo il simile di te. Cara sorela adeso ti parlo dei nostri sposi che sono malidati il giorno 14 otobre e siamo tutti contenti, ma contenti tanto da una parte come dall'altra, tutti veramenti contenti e basta. Senti cara sorela se apresa una giovane che, a dito dal tuto il paese, è la meglio giovane del paese, a l'è bela e asperta e asbiglia e ha tuto con ela non ci manca niente e basta. I soldanesi sono tutti arestati con una manà di mosche e basta, puoi acapire. Senti cara sorela io te l'averia già mandato a dire più presto ma tanto ti sai i sono cose che se io non n'era preciso non diceva niente perché sono afari che se non sono fati domani si puosono rompere perché anche te lu puoi sapere non si sa mai cosa può socede dunque io prima di fartelo sapere io mi sono asicurato, dunque tutto va bene e sono tutte due bravi e si vogliono bene e vanno dacordo e speriamo che Idio gli aiuti e che ugualmente la salute e puoi tuto va bene e bene perché [aresta?] un afare veramenti dacordio tutti tanto noi come eli tutti contenti. Cara sorela si ha preso la figlia de Luì de Ciun e de Rusina e basta, tutti in salute e tuti in gamba e alerta noi e eli li sposi tutti in gamba fino che Idio ne mantiene salute e tuto e tuto va bene. Cara sorella ci hanno afitato la casa di bonarima de Davide ci hanno 3 stansie e la cucina ci stano benisimo siche pagano una somma un poco grosa ma bene sono int'in belo posto e paga L. 500 all'anno e si che me dirai che allè in poco alta adosu ma tanto che vuoi non ne ho atrovato altre e gira e regira bisogna che sia andato a picare lì e che vuoi bisogna avere pasiensa ancura buona che ce l'ho atrovato e basta. Cara sorela io non mi resta altro a dirti che salutarti di vero cuore io tutta la famiglia, moglie e figli tutti di famiglia e te sta sempre contenta e non pensare a niente fatti coragio sempre e basta. Adio adio portati bene e sono il tuo fratelo Maccario Giacomo.

 
(¹) In questa lettera siamo intervenuti minimamente sull'ortografia (come ad esempio la divisione di parole scritte attaccate) in modo da renderla comprensibile. Per non snaturarne la "genuinità" abbiamo invece lasciato invariate le parole e le espressioni dialettali (compreso l'intercalare "e basta" che Giacò de Feripu ripeteva spesso quando parlava). Per chi conosce il dialetto si vede benissimo come la lettera sia "pensata" in dialetto e poi "tradotta" in italiano, un po' come quando noi dobbiamo scrivere in una lingua straniera che prima pensiamo la frase in italiano e poi la traduciamo. Per la traduzione delle parole in dialetto si veda il dizionario.

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Quando andavamo col mulo

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