Fausto Amalberti
Notizie storiche sull'abitato di Soldano (1984)

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Sull'origine dell'abitato di Soldano non si hanno dati certi e nonostante nel passato, e anche in tempi recenti, molti studiosi si siano occupati della Liguria Occidentale, nessuno di loro è riuscito a stabilire con sicurezza quando il paese sia sorto. Nei loro scritti compaiono soltanto brevi accenni ad esso, seguiti dalla formulazione di ipotesi sulle probabili origini dell'insediamento. Di queste la più ricorrente vuole che il paese sia stato formato dal comune di Ventimiglia con prigionieri condotti dai fatti d'arme di Almeria (1147) e Tortosa (1148)(1).
Secondo questa tesi, pertanto, se ne potrebbe far risalire il nucleo più antico alla prima metà del XII secolo, quando sarebbe stato edificato come fortezza in cui rinchiudere i prigionieri oppure originato dallo stanziamento degli stessi(2). A sostegno di queste affermazioni si chiama anche la toponomastica, infatti il toponimo Soldano sarebbe stato voluto da questi fondatori saraceni, che intendevano così, onorare il loro sovrano(3). Precisiamo che la forma Soldano, oggi disusata, era invece comunemente impiegata nel duecento per indicare il Sultano, in questa accezione la troviamo anche nella Divina Commedia (Inferno, V, 60 e XXVII, 90).
Un'altra ipotesi presenta il paese come fondato nel Medioevo da una famiglia di profughi di Ventimiglia, dalla quale deriverebbe il nome(4), teoria che potrebbe anche essere valida dal momento che si trovano numerosi documenti che provano l'esistenza di famiglie "Soldano" in Liguria nel XII secolo(5). Sembra però improbabile che una famiglia di profughi possa aver fondato un borgo fortificato quale era Soldano.
A nostro avviso riteniamo più verosimile che il paese sia stato formato come borgo fortificato dagli abitanti di Ventimiglia e di altri centri della costa, che si rifugiavano all'interno per sfuggire alle scorrerie dei Saraceni.
Nell'anno 936 infatti, vi fu una grande incursione dei Saraceni in Liguria che saccheggiarono molte città tra le quali Ventimiglia stessa e San Remo, originando un esodo della popolazione verso l'entroterra(6).
è appunto in questo periodo che, a nostro parere, un certo numero di famiglie si sarebbero spostate nelle valli interne fondandovi alcuni paesi tra cui Soldano. La nostra deduzione potrebbe trovare conferma nella conformazione e posizione del paese, costruito in modo da poter essere facilmente difeso. Il nucleo centrale, che è anche il più antico, è stato costruito infatti in una posizione molto ben studiata per renderne possibile la difesa. Dal mare, cioè da dove arrivavano i Saraceni per predare le località rivierasche, il paese è assolutamente invisibile e, anche addentrandosi nella vallata, non si scorge finché non si arriva a qualche centinaio di metri dallo stesso. Inoltre è costruito tra il torrente Verbone e il rio Fulavin, i quali formano un fossato che lo circonda quasi interamente. Ad est e a nord si trovavano gli ingressi al paese entrambi protetti da porte, delle quali restano ancora tracce. Più evidenti i resti della porta a nord sopra la quale era un'apertura quadrata, tuttora visibile, da cui era possibile rovesciare olio bollente ed altri materiali su eventuali assalitori.
Tutto questo avvalora la nostra ipotesi di centro costruito per sfuggire ai predatori a detrimento delle altre. A questo punto, pur non conoscendo l'anno esatto della fondazione del paese, dato anche il susseguirsi di molteplici incursioni saracene, potremo farlo risalire quasi sicuramente ad un periodo compreso tra l'XI e il XII secolo.
Il primo dato certo che attesta l'esistenza di Soldano risale al 1257. Di quell'anno infatti è un atto notarile(7) relativo alla vendita di una terra positam ad castrum Soldanum, loco ubi dicitur in Frenguel da parte di Bruno de castro Soldano a Gandolfo Massoto. Quest'atto rogato a Ventimiglia il primo ottobre, ci permette di stabilire alcuni importanti particolari. Anzitutto ci conferma l'ipotesi del borgo fortificato infatti il termine "castrum", durante il medioevo, in Italia è impiegato con significato di aggruppamento di popolazione all'interno di una cinta fortificata(8). è anche interessante notare che il toponimo della località dove era il terreno venduto, si è mantenuto pressoché invariato nel tempo ed è identificabile con l'attuale Ferenghè che si trova poco discosto dal paese verso nord. Si nota inoltre che l'attività principale del luogo è l'agricoltura e in particolar modo la coltura di fichi, viti ed olivi; tale attività si può desumere anche da altri documenti coevi, riguardanti altre località della vallata(9).
Da quest'epoca alla fine del XV secolo la documentazione è molto scarsa essendo andata perduta nelle contese, durante il periodo delle fazioni, che vedono perennemente in lotta le grandi famiglie degli Adorno e dei Fregoso, dei Grimaldi di Monaco e dei Doria di Dolceacqua e culminano con il sacco di Ventimiglia nel 1526 durante il quale, appunto, fu appiccato il fuoco agli archivi del comune e andarono sparsi i documenti dell'archivio capitolare(10).
Sono andati ugualmente perduti a causa degli eventi bellici di quest'ultimo secolo anche i documenti conservati presso il municipio di Soldano dei quali rimane notizia nell'opera di William Scott(11).
Dalla metà del XIII secolo all'ultimo quarto del XV non abbiamo, pertanto, alcuna documentazione, ma pensiamo comunque che in tale periodo l'attività degli abitanti non sia stata eccessiva, ma piuttosto che l'abitato si sia consolidato nella sua forma e nelle sue colture.
Questa asserzione è suffragata da documenti esistenti che, a partire dal 1486, testimoniano la vitalità del paese. Ivi Soldano appare ancora citato come "castro"(12), ciò indica che è ancora racchiuso nelle mura e, quindi, non ha avuto molto incremento nel numero delle abitazioni.
Successivamente, cioè sul finire del secolo (1499), la voce "castro" non compare più e Soldano è definito come "villa"(13), termine che designa soprattutto il villaggio, la terra aperta in contrapposizione al borgo e al castello(14), segno questo che il paese stava espandendosi e le case, aumentando, ne ampliavano la superficie e lo proiettavano fuori dalla cinta muraria.
A documentare questa crescita contribuisce il numero di atti sempre maggiore nel volgere degli anni, da questi si desume anche l'ampliamento delle attività e dei commerci degli abitanti. Dai documenti infatti vediamo che sul finire del XV secolo, già a Soldano c'è chi commercia in panni(15), attività che avrà un notevole sviluppo nei secoli successivi a testimonianza del progressivo incremento dell'industria tessile. Già il 17 aprile 1487 in un documento, è menzionato S. Giovanni come protettore del paese(16). La circostanza ci fa pensare che la chiesa dedicata al Santo, cioè quella ora trasformata in abitazione e della quale è ancora visibile il campanile e qualche particolare della facciata, già esistesse in quel periodo.
Nel 1499, inoltre, troviamo singolari patti tra Iacobus Curto de Sancto Blaxio e Nicolaus Sicardus de Burgeto da una parte e Bertono Choenda de Vintimilio(17) dall'altra, da cui emerge tutta una serie di informazioni preziose: anzitutto i due primi nominati promettono di dare a Bertono tutte le pelli di ovini e suini che essi produrranno nei macelli di Vallebona, Borghetto e Soldano e da qui scaturisce che Soldano è già un centro di una certa importanza se è dotato di un macello, non solo, ma nei pascoli circostanti è praticata la pastorizia, anche se qui appare limitata ad ovini e suini. Rifacendoci a quanto detto in precedenza anche la coltura e l'utilizzazione dell'olivo hanno assunto un'importanza rilevante come dimostra un atto datato 3 gennaio 1528(18) con il quale si vende a Filippo Conte ... de Soldano un edifficii olei, cioè un frantoio.
L'attività agricola e commerciale subisce un ulteriore graduale incremento nei decenni successivi, parallelamente si registra anche un aumento dell'edilizia abitativa, rurale e destinata alla lavorazione e trasformazione della produzione agricola(19). Tale incremento assume un ritmo più rapido a partire all'incirca dalla metà del secolo, come è ampiamente attestato in numerosissimi documenti.
Vi si trattano vendite di case rurali(20), terreni(21), case d'abitazione site in Soldano(22), mulini e frantoi(23), pagamenti di vario genere, questioni inerenti eredità e doti, procure(24).
Ad una osservazione più approfondita appare che le colture sono quelle già rilevate e cioè viti, fichi, olivi con l'aggiunta di agrumi e ortaggi(25).
Per quanto attiene agli edifici destinati alla lavorazione dei prodotti locali, rileviamo che nel 1560 sono in attività almeno due mulini e due frantoi(26). Nell'edilizia rurale appare una caratteristica costruzione adibita a ricovero notturno delle greggi ancor oggi nota con la voce dialettale "curtì"(27).
Un documento del 1556(28) riguarda la chiesa, relativamente alla quale avevamo formulato alcune ipotesi, vi si tratta infatti, di un terreno confinante con la canonica presupponendo quindi, l'esistenza della chiesa stessa, che, d'altra parte troviamo espressamente indicata in un documento del 1584(29), rogato appunto vicino ad essa. Sempre a questo riguardo ed a maggior conferma di quanto sosteniamo val la pena di ricordare che nel "registro" contabile della chiesa figurava nell'anno 1592 una spesa di poco più di 2 lire per la riparazione del confessionale e nel 1597 due giornate di lavoro per dipingere la residenza del canonico e la chiesa(30), segno evidente della vetustà della costruzione. Ancora trattando di edifici destinati al culto rileviamo che nel 1594 certamente due dovevano essere le chiese: la prima di cui dicevasi sopra, dedicata a San Giovanni Battista, la seconda ancor oggi nota come "Oratorio", dedicata a San Giovanni Evangelista, che reca sul portale tuttora visibile la data 1594.
Negli atti notarili esaminati appare frequentemente la definizione "publicus negociator" riferita ad abitanti di Soldano, ciò dimostra l'espandersi e il fiorire dell'attività commerciale, anzi è attestato che "negociatores" di Soldano si spingono nel XVI secolo oltremare, fino in Corsica a Portovecchio(31). Ciò avviene nel periodo compreso fra il 1578 ed il 1581, quando cioè i ventimigliesi Pietro Mazza e Giacomo Palmero si recano nell'isola, con 150 famiglie della Riviera di Ponente, che, lasciati i luoghi di origine a causa delle ristrettezze e delle difficili condizioni di vita, sperando in una sorte migliore, si trasferiscono a Portovecchio, ormai spopolato per riedificarlo e riabitarlo(32).
Nelle contrattazioni di terreni frequenti sono le citazioni di toponimi locali che sono rimasti pressoché inalterati dal '500 ad oggi. Citiamo a titolo esemplificativo i più ricorrenti: "Siorta" (Sorta); "Gomba" (Gumba); "Galleai" (Galeae); "Lovayra" (Luvaira); "li Rossi" (e Russi); "li Porcij" (e Pursì); "Balso" (Bausu); "San Martin" (San Martin); "Bramosa" (Bramusa); "lo Chian" (u Cian); "li Pini" (i Pin); "Follavin" (Fulavin).
Il primo dato preciso relativo alla popolazione di Ventimiglia e delle sue ville, si ritrova in un manoscritto del 1629(33), qui Soldano appare con "43 fuochi" e "181 anime". Osserviamo a questo proposito che secondo questo manoscritto Ventimiglia ha "610 fuochi" e "2532 anime", e le otto ville hanno complessivamente 728 fuochi e 3097 anime, dati molto simili a quelli riportati negli "Annali" del Giustiniani del 1537(34) per il quale Ventimiglia aveva circa "600 fuochi" e le ville ne avevano 540 complessivamente. Se ne deduce che, mentre Ventimiglia registra una lieve variazione, nelle ville si è avuto un notevole aumento della popolazione.
Per il resto del secolo XVII scarse sono le notizie certe, sicuramente a causa degli eventi bellici di cui il territorio da Savona a Ventimiglia è teatro in seguito al conflitto tra Genova e il Piemonte.
Sia per le guerre e le sollevazioni popolari sia, infine, per le pestilenze, non solo vanno perduti i carteggi che potevano rispecchiare la situazione del momento, ma anche l'incremento demografico subisce una netta flessione; questi fatti ci portano a concludere che anche le attività connesse al commercio ed all'agricoltura restino stazionarie, se non, addirittura, subiscano anch'esse un rallentamento.
Alcune informazioni riporta ancora lo Scott(35) desumendole dal registro contabile delle autorità municipali; da esso risulta che i pagamenti si effettuano generalmente in natura, specialmente in olio.
Particolarmente curiosa sembra un'altra informazione; i consiglieri comunali nel 1680, pensano di trarre il loro torna conto dalla spazzatura e iniziano la vendita della "rumenta" scopata in piazza, ciò si ripete negli anni successivi con un graduale incremento dell'introito.
Oltre a questa fonte, vi è il limitato gettito proveniente dalla locazione del forno e del mattatoio pubblici e i proventi delle vendite di olio, olive, fichi e vino prodotti dai suoli pubblici, nonché forse, una gabella di moneta, a queste entrate e al loro impiego si riferisce una "Notta della intratta e spessa della università del Soldano" (36) con dati relativi a un decennio (1674-1684). Da una "Nota delle gabelle vendute l'anno 1683"(37), troviamo invece che a Soldano, come nelle altre ville, si esigono la "gabella della pinta" e la "gabella del pane".
A causa delle forti gabelle loro imposte da Ventimiglia il malcontento delle popolazioni delle otto ville comincia ad acuirsi e sfocia in un'azione, che prende spunto da rivendicazioni fatte da parte di Camporosso nel 1673, e culmina con la separazione delle ville da Ventimiglia, nel 1686, e l'istituzione della "Magnifica Comunità degli Otto Luoghi" che comprendeva le località di: Bordighera, Borghetto, Camporosso, San Biagio, Sasso, Soldano, Vallebona e Vallecrosia(38).
Resesi così indipendenti, le ville, e quindi Soldano, attraversano finalmente un periodo di prosperità favorito dal non dover sottostare alle pesanti gabelle di Ventimiglia e dalla buona amministrazione locale della cosa pubblica.
Queste condizioni permangono fino al 1797 anno in cui si costituisce la Repubblica Ligure. Da questa data fino al 1805 segue pertanto le sorti della Liguria repubblicana, per poi cadere sotto il diretto dominio della Francia nel periodo napoleonico.
Anche il livello culturale del centro è in ascesa, poiché nel 1754 vi è l'istituzione di una scuola, voluta da Gio. Bartolomeo Soldano che, con lascito testamentario, lega alla parrocchia alcune terre e case, coi proventi delle quali il prete "... celebri ogni anno trenta messe cantate per l'anima sua, di più debba far la scuola alli ragazzi insegnandole con carità a legere, scrivere, et un pocco d'abbaco ..."(39).
Della metà del Settecento possediamo anche alcune carte che illustrano le caratteristiche di Soldano in prospettiva(40) e in pianta(41). Da quest'ultima carta si vede che il paese non si è molto espanso rispetto al nucleo primitivo.
Per poter osservare un radicale mutamento sia nella popolazione che nel numero delle abitazioni, è necessario giungere all'Ottocento.
Nei primi anni di questo secolo la popolazione del paese ammontava a 272 abitanti(42), invece nel 1838 gli abitanti erano saliti a 405(43) per un totale di 89 famiglie e 73 case(44). Da questo momento in poi si registra costante ogni anno un incremento sia nella popolazione sia nell'edilizia; ai fini statistici riportiamo alcuni rilievi che danno una panoramica di circa mezzo secolo: abbiamo 432 abitanti nel 1848, che passano a 447 nel 1857 e ancora 467 abitanti nel 1861, 479 nel 1871, 525 nel 1881 ed infine 561 abitanti l'anno 1901(45).
A seguito allo straripamento del torrente Verbone, che porta all'allagamento della chiesa, questa è abbandonata e negli anni 1855-1861 si costruisce una nuova chiesa, sempre dedicata a S. Giovanni Battista, che, attualmente è la più importante del paese e sede della parrocchia.
Si giunge così all'inizio del XX secolo e la storia di Soldano è ormai storia contemporanea e d'Italia, almeno per quanto concerne gli eventi politici.
Varie sono invece le vicende amministrative nel periodo compreso tra le due guerre, il 6 dicembre 1923 i comuni di San Biagio della Cima e Soldano sono soppressi ed i loro territori uniti a quello di Vallecrosia(46), questa situazione permane fino al 7 agosto 1925 quando Soldano è ricostituito comune autonomo(47). Il 15 aprile 1928 è ancora aggregato a San Biagio della Cima(48) e tale unione dura fino al 22 novembre 1946(49) quando Soldano è nuovamente ricostituito nella sua preesistente circoscrizione comunale, corrispondente all'odierna.
Localmente non si sono raggiunti traguardi di particolare importanza, ma vi sono stati mutamenti nelle tecniche agricole e nell'economia. Le colture tradizionali del luogo, presenti fin dal Medioevo, vite, fico ed olivo che nell'Ottocento erano in pieno rigoglio, ad iniziare dal '900 subiscono alcuni cambiamenti dettati dalle mutate esigenze di mercato e dalla concorrenza, per cui trovandosi con prodotti poco richiesti o non riuscendo a produrli a prezzi competitivi i Soldanelli sostituiscono queste colture con altre. Perciò si verifica, nei primi decenni del secolo attuale, una progressiva scomparsa del fico ed una diminuzione dell'olivo a favore della vite, nel secondo dopoguerra un'ulteriore diminuzione della coltivazione dell'olivo, ormai relegato in terreni che per caratteristiche climatiche non ne consentono altre, nonché una forte diminuzione delle aree coltivate a vite, tutto questo a favore della floricoltura che è ormai la principale attività su cui si basa l'economia del paese.

 
Questo lavoro ha richiesto un'ampia consultazione degli atti in possesso dell'Archivio di Stato di Genova. L'accesso a tutti è stato consentito con l'autorizzazione n. 180 V/9.84.
 
(1) Il primo a fare questa ipotesi è G. Rossi in Storia della città di Ventimiglia, Oneglia 1886, p. 248, che è stata ripresa anche da altri autori quali: W. Scott, Rock villages of the Riviera, London 1898, p. 163; N. Peitavino, Intemelio, Savona 1923, p. 536; M. Calvino, La provincia di Imperia, 1934; D. Taggiasco, Bordighera e dintorni, Torino 1934, p. 165.
 
(2) Cfr.: D. Taggiasco, cit.
 
(3) Sultano è il termine arabo che designava i califfi e che, fino al 1922, è stato il titolo dei sovrani Turchi.
 
(4) Cfr.: M. Calvino, cit.; G. Casalis, Dizionario geografico statistico-commerciale degli Stati di S.M. Re di Sardegna, Torino, 1850, vol. XX, p. 257; A. Amati, Dizionario Corografico dell'Italia, Milano 1875-1886, vol. VII, p. 788; S. Grande, Liguria, Torino 1929.
 
(5) Archivio di Stato di Genova (A.S.G.), Sezione Manoscritti, Liberi Iurium I, a. 1192, c. 204r.; Sezione Notarile, not. Guglielmo Cassinese, cartolare n. 6, a. 1191, c. 14r.; not. Bonvillano, cart. n. 6, a. 1198, cc. 124v. e 125r.; not. Giovanni di Guiberto, cart. n. 7, a. 1211, c. 285r.
 
(6) Cfr.: G. Rossi, cit.
 
(7) A.S.G., Sez. Notarile, not. Iohanne de Amandolesio, cart. n. 56, cc. 13v.-14r.
 
(8) Cfr.: P. Vaccari, Il castrum come elemento di organizzazione territoriale, in "Rendiconti del R. Istituto Lombardo", LVIII (1924); e la voce castro, curata dallo stesso in Enciclopedia Italiana di Scienze, lettere e arti, Roma 1949, vol. IX.
 
(9) A.S.G., Sez. Notarile, not. Iohanne de Amandolesio, cart. n. 56 e 57.
 
(10) Cfr.: G. Rossi, cit.
 
(11) Cfr.: W. Scott, cit.
 
(12) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Bernardo Aprosio, a. 1487, c. 84v.
 
(13) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Bernardo Aprosio, a. 1499, c. 66v.
 
(14) Cfr.: G. P. Bognetti, Sulle origini dei comuni rurali nel Medioevo, Pavia 1927, e la voce villa curata dallo stesso in Enciclopedia Italiana ..., cit., vol. XXXV.
 
(15) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Bernardo Aprosio, c. 105r.
 
(16) Cfr.: F. Rossi, Il comune di Camporosso, Ventimiglia 1893, p. 17.
 
(17) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Bernardo Aprosio.
 
(18) A.S.G., Sez. Notarile, not. Stefano Berruto, f. unica.
 
(19) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Stefano Berruto, docc. del 17 maggio e 25 agosto 1560.
 
(20) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Melchiore Raimondo, docc. del 13 ottobre e 11 novembre 1556; not. Stefano Berruto, doc. del 26 febbraio 1560; not. Agostino Berruto, f. 1, doc. del 21 ottobre 1578.
 
(21) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Stefano Berruto, docc. del 6 gennaio, 26 febbraio, 12 giugno, 24 giugno, 28 settembre e 28 ottobre 1560; not. Agostino Berruto, f. 1, docc. del 4 novembre 1577, 19 febbraio 1578, 6 luglio e 29 agosto 1579, 30 maggio 1580; f. 2, docc. del 2 aprile 1582, 24 novembre 1584, 8 luglio 1595 e 23 marzo 1596.
 
(22) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Stefano Berruto, docc. del 26 febbraio 1560; not. Agostino Berruto, f. 1, doc. del 15 giugno 1577; f. 2, doc. dell'8 marzo 1587.
 
(23) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Stefano Berruto, docc. del 25 agosto 1560.
 
(24) A.S.G., Sez. Notarile, not. Agostino Berruto, f. 1, docc. del 24 febbraio 1579; f. 2, docc. del 1 giugno 1583 e 9 settembre 1586.
 
(25) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Stefano Berruto, docc. del 6 gennaio, 26 febbraio e 17 marzo 1560.
 
(26) A.S.G., Sez. Notarile, not. Stefano Berruto, f. unica, doc. del 3 gennaio 1528; Notai Ignoti, not. Stefano Berruto, docc. del 17 marzo e 25 agosto 1560.
 
(27) A.S.G., Sez. Notarile, not. Agostino Berruto, f. 1, doc. del 30 maggio 1580.
 
(28) A.S.G., Sez. Notarile, Notai Ignoti, not. Melchiore Raimondo, doc. dell'11 novembre 1556.
 
(29) A.S.G., Sez. Notarile, not. Agostino Berruto, f. 2, doc. del 24 novembre 1584.
 
(30) Cfr.: W. Scott, cit., p. 165.
 
(31) A.S.G., Sez. Notarile, not. Agostino Berruto, f. 1, doc. del 31 giugno 1579.
 
(32) Cfr.: A. Filippini, La historia della Corsica ..., Tournon 1594, p. 528; Banchero, Annales, publiés par l'abbé M. Letteron, in "Bulletin de la societé des sciences historiques et naturelles de la Corse", a. VII, 1887, p. 143; F. Borlandi, Per la storia della popolazione della Corsica, Milano 1942, p. 82; P. Stringa, Genova e la Liguria nel Mediterraneo. Insediamenti e culture urbane, Genova 1982, pp. 170-172; F. Amalberti, Storia di Ventimiglia la Nuova. La ricostruzione di Portovecchio del 1578, Ventimiglia 1985.
 
(33) A.S.G., Sez. Mss., ms. 218, c. 1 r.
 
(34) A. Giustiniani, Castigatissimi annali ... della ... Repubblica di Genova..., Genova 1537.
 
(35) Cfr.: W. Scott, cit., p. 166.
 
(36) A.S.G., Magistrato delle Comunità, n. 495.
 
(37) A.S.G., Magistrato delle Comunità, n. 858.
 
(38) Non trattiamo diffusamente l'argomento in questa sede, perché al riguardo molte opere sono già state scritte e comunque un commento nulla aggiungerebbe ai dati che sono noti per quanto attiene Soldano. Diamo perciò una essenziale bibliografia: Cfr.: F.F. Hamilton, Bordighera et la Ligurie occidentale, Bordighera 1883; W. Scott, cit.; G. Rossi, cit.; F. Rostan, Storia della contea di Ventimiglia, 2 ed., Bordighera 1971; A.M. Ceriolo Verrando, Bordighera nella storia, Bordighera 1971.
 
(39) Sezione di Archivio di Stato di Ventimiglia, not. De Rossi Giuseppe Agostino, f. 372.
 
(40) A.S.G., Fondo cartografico, busta 3, Bordighera 2; busta 16 bis, Sanremo 7.
 
(41) A.S.G., Fondo cartografico, busta 16 bis, Seborca 3; busta 19, Ventimiglia 2.
 
(42) A.S.G., Repubblica Ligure, n. 209.
 
(43) Cfr.: L. De Bartolomeis, Notizie topografiche e statistiche degli Stati Sardi, Torino 1840, tomo 2, parte II; G. Felloni, Popolazione e sviluppo economico della Liguria nel XIX secolo, Torino 1961, pp. 356-357.
 
(44) Cfr.: Informazioni statistiche raccolte dalla R. Commissione Superiore per gli Stati di S. M. in Terraferma. Censimento della popolazione, Torino 1839.
 
(45) Cfr.: G. Stefani, Dizionario generale geografico-statistico degli Stati Sardi, Torino 1855; Nuovo dizionario dei comuni e frazioni del Regno d'Italia, 2. ed., Torino 1896; G. Felloni, Popolazione ..., cit., pp. 356-357.
 
(46) Cfr.: Raccolta ufficiale delle leggi e decreti del Regno d'Italia, a. 1923, Roma 1924, v. X, p. 8567, Regio Decreto n. 2769; G. Felloni, cit., p. 211; P. Stringa, Valli Nervia, Roia e Bevera, Genova 1981, p. 58. Ciò in base agli articoli 118 e 119 del testo unico della legge comunale e provinciale 4 aprile 1915 che prevedeva l'unione di più comuni a richiesta della popolazione o dei consigli comunali, oppure di comuni contermini con meno di 1500 abitanti che non avessero mezzi sufficienti per sostenere le spese comunali.
 
(47) Cfr.: Raccolta ufficiale delle leggi ..., a. 1925, Roma 1925, v. VIII, p. 7680, Regio Decreto n. 1533; G. Felloni, cit., p. 211; P. Stringa, Valli ..., cit., p. 58.
 
(48) Cfr.: Raccolta ufficiale delle leggi ..., a. 1928, Roma 1928, v. II, p. 1441, Regio Decreto n. 904; G. Felloni, cit., p. 210; P. Stringa, Valli ..., cit., p. 58.
 
(49) Cfr.: Raccolta ufficiale delle leggi e decreti della Repubblica Italiana, a. 1946, Roma 1946, v. II, p. 1615-1616, Decreto Legislativo del Capo provvisorio dello Stato n. 438; P. Stringa, Valli ..., cit., p. 58.